Nicola D'Agostino (.net) - Articoli, traduzioni, grafica, web

Zimbabwe: il bavaglio di Mugabe su e-mail e Internet

Il governo del contestato presidente adotta (altri) provvedimenti restrittivi nei confronti dei navigatori. Basta molto poco per essere accusati di voler “distruggere lo stato”, mentre la Rete e’ condiderata “strumento dell’oppressore imperialista”.

di Nicola D’Agostino

In modo simile a quanto accade in Iran, la libera circolazione di informazioni in Rete non è gradita nemmeno al governo dello Zimbabwe, che impone ai provider nazionali di filtrare e bloccare le comunicazioni.
A seguito di una lunga serie di provvedimenti censori a tutto campo il presidente dello stato africano Robert Mugabe sta infine tentando di mettere le mani in modo definitivo sul Web. La massima carica nazionale ha messo infatti in cantiere una legge che costringe gli Internet service provider presenti entro i confini del paese a fermare tutti i messaggi ritenuti “politicamente sensibili, discutibili, non autorizzati oppure osceni”.

Il governo del contestato Mugabe non è nuovo a dichiarazioni e azioni repressive contro Internet. Nel 2003 l’ha definita “strumento degli oppressori imperialisti” e ha poi accusato la Gran Bretagna, il Canada e gli Stati Uniti di usarla per “fomentare l’instabilità e distruggere lo stato per mezzo di divisioni”.

Sempre lo scorso anno in Zimbabwe 14 persone sono state arrestate con l’accusa di aver diffuso o fatto circolare un’e-mail considerata offensiva nei confronti del presidente.
Nonostante le proteste di ordine politico e pratico, i fornitori nazionali di accesso si vedranno costretti a collaborare mettendo in funzione filtri sulla posta elettronica in transito, collaborando all’identificazione degli autori dei messaggi e impegnandosi a non intraprendere ulteriori “attività anti-nazionali”.

Tutto questo sotto lo spauracchio di una normativa che alcune fonti africane hanno definito, con un eufemismo, “draconiana”. Si tratta dello “Access to information and protection of privacy act” in base al quale il governo ha sinora espulso e arrestato anche numerosi operatori dell’informazione e messo di fatto il bavaglio ai media tradizionali e non.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it