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Xmarks si salverà? Dipende dagli utenti

In seguito all'interessamento di utenti e possibili acquirenti il servizio per gestire i preferiti su più browser sta valutando il da farsi. A cominciare da una raccolta di adesioni per capire se ci sono i numeri per passare a una modello commerciale basato su abbonamento annuale.

di Nicola D’Agostino

La chiusura annunciata dal servizio di sincronizzazione dei bookmark Xmarks potrebbe anche non avvenire. La reazione degli utilizzatori di Xmarks è stata tale che i responsabili stanno valutando se e come proseguire a pagamento o cedere tutto a qualche azienda interessata.

In un aggiornamento l’amministratore delegato James Joaquin ha infatti ringraziato, non senza un pizzico di orgoglio, i tanti utenti che si sono fatti vivi increduli e preoccupati della chiusura e ha aggiunto che ci sono stati contatti da parte di “aziende interessate a acquisire le proprietà di Xmarks e rilevare il servizio”.

xmarks-browser-cloud Joaquin ha spiegato che già in passato era stata valutata l’ipotesi di passare il servizio a pagamento o con una formula freemium, cioé con un misto di gratis e commerciale, ma che la cifra ritenuta necessaria per coprire i costi dell’attività era risultata molto alta, dell’ordine di due milioni di dollari.

L’azienda è però disposta a riconsiderare i suoi piani ed ha attivato una pagina su Pledgebank tramite cui invita centomila utenti a promettere di essere disposti a sborsare una cifra annuale tra 10 e 20 dollari per usare il servizio. La raccolta, o meglio la dichiarazione d’intenti, è aperta sino al 15 di ottobre e, come spiega Joaquin, è un piccolo esperimento per capire grossomodo quale percentuale degli utenti potrebbe contribuire economicamente al futuro di Xmarks.

A una settimana dalla scadenza il risultato parziale consiste nell’adesione di quasi trentamila persone e secondo le stime di Pledgebank si dovrebbe raggiungere almeno quota sessantamila. È un dato che si spera sia sufficiente ad allontanare lo spettro della chiusura e che convinca Xmarks a proseguire modificando il suo modello di business oppure a passare il testimone a un’altra azienda, magari un po’ più piccola e con meno costi.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it