Nicola D'Agostino (.net) - Articoli, traduzioni, grafica, web

Warren Ellis – “Burst Culture” – Traduzione in italiano

Libera traduzione dall’inglese del testo di Warren Ellis intitolato “Burst Culture”, originariamente tratto da “Bad Signal”, la sua newsletter via email.

Vorrei che per un attimo ignoraste qualsiasi cosa che puzzi di Web 3.0, o anche solo Web 2.0 o qualsiasi altra delle stupide idee che distolgono dalla produzione di vero contenuto sul web.
Considerate piuttosto questi semplici fatti:

* L’ostacolo a pubblicare in maniera credibile sul web, al momento, è rappresentato dai nove dollari necessari ad acquisire un nome di dominio da GoDaddy, che si può poi collegare con uno spazio gratuito su Tumblr o Blogger.

* La monetizzazione con una combinazione di programmi pubblicitari come Indieclick o Federated Media, sistemi di clickthrough come Amazon Associates o operazioni di merchandising come Cafepress (che mi garantiscono sia migliorato di molto…) funziona davvero.

* La reazione al fatto che BoingBoing è diventata un’operazione “di gruppo” che paga i suoi autori con uno stipendio proveniente dagli introiti pubblicitari sarebbe dovuta essere sismica. Ed è tutto così ovvio: cos’altro è un blog di gruppo se non una rivista quotidiana (gratuita!) che va avanti seguendo la domanda del web?

* 365Tomorrows è stata una reazione ideale per la pubblicazione di fantascienza nei nuovi media, il concetto di flash fiction e il modo in cui il mezzo funziona. Scariche giornaliere da 100 parole di fiction congetturale. JR Blackwell ne ha tirato fuori una carriera. E notate come 356 K ha continuato a produrre e ha portato a termine il suo mandato anche se siti web e riviste stampate di fantascienza gli sono morte tutt’attorno.

[…]

* Comics Foundry si è ritirato dalla sua posizione di web “magazine” (anche se scimmiottava elementi delle riviste stampate invece di adottare pienamente il medium web, se ricordo bene) per provare a diventare un periodico a stampa. Ed è stato sommariamente rifiutato dalla Diamond. Sono a corto di tempo e di soldi per un progetto che, se avesse avuto successo, li avrebbe resi disponibili in meno posti e letti da meno persone che se fossero rimasti accessibili a qualunque persona con un dispositivo capace di accedere ad Internet.

* Io amo la stampa. Amo le riviste che commissionano e pagano articoli e racconti lunghi. Il web non paga in nessuno dei due casi: è un mezzo pacchettizzato (?), su cui si fa surf. La strada giusta è quella delle raffiche brevi. Il web non è un mezzo di rimpiazzo. È un *altro* mezzo. Detto questo, se la vostra idea di rivista è un qualcosa progettato attorno a raffiche da una pagina o tre pagine che contengono solo 500 parole per la quantità enorme di immagini allora non state facendo nulla che il web non possa fare meglio, no?

* Ogni giorno milioni di persone scaricano singoli cumuli (blocchi?) di dati che richiedono tre minuti per essere consumati (fruiti?). Si chiamano mp3. È una burst culture, una cultura a raffica. Sposate l’idea per un momento.

* Le raffiche non sono prive di contenuto né tantomeno denotano la fine dell’Attention Span, della concentrazione. Se questa non ci fosse più JK Rowling non starebbe vendendo libri abbastanza spessi da soffocare un maiale e Neal Stephenson non camperebbe scrivendo libri grossi quanto la prima stanza in cui ho vissuto.

* Nessuno di questi sono pensieri originali. Nessuno. Eppure è tutto l’anno che aspetto che qualcuno faccia il passo successivo. Ma continuo ad assistere al lancio di riviste stampate che sarebbero invece dovute essere oggetti sul web, seguita dalla loro morte e -in gran parte dei casi- dalla loro riproposizione (?) su web. Che senso ha? Sì, negli anni ’90 BoingBoing l’ha fatto ma all’epoca l’editoria sul web era nella sua infanzia.

* Ed ecco una riflessione.
Se sei uno scrittore di fantascienza che lotta per uno spazio suo in una delle riviste di fiction che pagano sette cent a parola o qualsiasi sia il compenso al momento, cos’è che avresti da perdere nel metterti insieme ad altri scrittori come te, andare sul web e convincere un amico a curare l’aspetto di monetizzazione?

E beh, questa non è stata una raffica ma più un gruppo di mattoni, o no?
Oops.

— W