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UNIX story

Non c’è storia hacker che non coinvolga una macchina UNIX. Conoscerle da quando sono nate è obbligatorio, oltre che appassionante.

di Nicola D’Agostino

Digital, Sun, Silicon Graphics, Apollo/HP, IBM, NeXT: marchi che hanno portato UNIX a diventare una realtà nei centri di ricerca, nel mondo del cinema, presso i provider e nei datacenter. Macchine costose, potenti, innovative, a volte esotiche e talvolta sfortunate che si sono spesso spinte là dove i personal ancora non osavano.

PDP: il padre di UNIX

La prima tappa obbligata del nostro excursus è sulla famiglia Digital PDP (che sta per "Programmed Data Processor"), base dell’informatica moderna, su cui UNIX è nato.

logo della Digital

Tra i tanti meriti dei PDP c’è quello di aver stimolato la nascita della cultura hacker all’MIT, la storica università sita a Boston, e di aver retto la struttura di ARPAnet in seguito trasformatasi in Internet.
Tutto questo lo si deve al PDP-1, lanciato nel 1960, tre anni dopo la fondazione della DEC (Digital Equipment Corporation). Fu un computer per l’epoca rivoluzionario per espandibilità, dimensione e costi (rispetto ai mostri di IBM) e uno straordinario successo commerciale.
Il PDP-1 arrivò all’MIT nel 1961 e conquistò i favori dei maghi software e hardware che per smanettarci sopra non si fermarono di fronte a nulla, nemmeno alle serrature, coniando e rafforzando il credo dell’informazione (tecnica) accessibile ed aperta a tutti.

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Sul PDP-1 e sui modello successivi, in particolare sul PDP-10, sono stati creati software ancora in uso oggi come Emacs, il TeX o il protocollo di trasmissione Kermit.
Sempre il PDP-10, come scrivevamo prima, ha un posto d’onore anche nella telematica, essendo uno dei quattro nodi universitari (quello basato nello Utah) iniziali dell’esperimento ARPAnet.
Fu invece sul PDP-7 e in seguito sul più potente PDP-11 (rimasto in produzione fino al 1990), che due ricercatori dei laboratori Bell, Dennis Ritchie e Ken Thompson crearono la prima versione di UNIX e più tardi fu creato il linguaggio C, con cui l’OS fu riscritto e reso portatile su numerose architetture hardware.

PDP 11 da vicino

Sun: il network è il computer… UNIX.

Viene invece da Stanford un altro nome importante di UNIX, quello di SUN (acronimo che sta per "Stanford University Network") che ha contribuito sin dal 1982, anno della sua fondazione, all’affermazione di UNIX in campo industriale (CAD ad esempio) e nei servizi (telecomunicazioni).

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Il nome di Sun, che ha sempre puntato sul networking, è per molti sinonimo stesso di workstation UNIX, anche se l’azienda ha contribuito in tanti modi all’informatica, ad esempio realizzando un sistema operativo sofisticato come SunOS/Solaris (basato su BSD) o ideando il linguaggio JAVA o ancora l’NFS, il Network File System.

La prima SparcStation

I modelli prodotti di Sun sono molti anche se i più noti sono quelli basati sul chip SPARC. Dopo gli inizi a base di processori Motorola 68000, Sun ha infatti puntato su una cpu RISC potente, scalabile e dalle specifiche aperte (può essere liberamente implementata da altri) a cui ha abbinato soluzioni tecnologiche avanzate ed un design ricercato. La nota serie SPARCstation con eleganti angoli e frontali dal colore violaceo porta le firme di frogdesign, lo studio tedesco di designer e architetti già famosi per aver curato molti modelli Macintosh per Apple.

Sun Voyager

Sun però non vuol dire solo (costosi) desktop e server ma anche gioiellini di progettazione come uno dei primi computer con schermo LCD, il Voyager, o i sui "Network Computer", dall’ingombro ridotto e pensate per avviarsi e lavorare in rete come la JAVAstation o le SunRay.

Silicon (UNIX) Graphics

Nata sempre nell’82 e proveniente anch’essa da Stanford è la Silicon Graphics, o SGI.
Creata da Jim Clark, inventore delle GPU, SGI ha dato una spinta fenomenale alla grafica computerizzata (un esempio è OpenGL, standard aperto ideato e diffuso dall’azienda), divenendo IL marchio per eccellenza del settore.

logo Silicon Graphics

Le macchine targate Silicon Graphics per tutti gli anni ’80 e ’90 hanno sposato caratteristiche tecnologicamente avanzate con un sistema operativo UNIX proprietario ed un design industriale aggressivo, proponendo una combinazione vincente che le ha rese leader della grafica bi e tridimensionale, dell’animazione e anche della realtà virtuale.

In tempi più recenti la SGI ha perso terreno prezioso sul versante grafico con l’incalzare di PC sempre più potenti e si è dedicata ai supercomputer anche grazie all’acquisizione della mitica Cray.
Per almeno una ventina d’anni però macchine grandi e piccole dai nomi evocativi quali Iris, Indy, Octane, Crimson o 02 hanno rappresentato lo standard in fatto di grafica e animazione modellazione solidi.

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Tutte dall’aspetto e dalla colorazione estremamente originale, le Silicon Graphics, dopo inizi motoroliani hanno montato dei potenti chip RISC a 64bit, i MIPS (dell’azienda omonima inglobata da SGI) e hanno offerto -sino al passaggio degli ultimi tempi a Linux- come sistema operativo Irix, versione proprietaria di UNIX per cui furono realizzati software come Maya e anche una versione di Photoshop.

Apollo (e HP)

Poco conosciuta dal grande pubblico la Apollo Computer è stata uno dei primi e maggiori produttori di workstation UNIX negli anni ottanta, spesso in competizione con Sun (interessante è che Apollo nella mitologia greca era il dio che controllava il sole) con cui condivideva l’uso dei processori Motorola 68k.
Le macchine Apollo, quasi tutte abbastanza anonime a livello estetico e chiamate DNxxxx (dove xxxx era una sequenza di quattro numeri), montavano il sistema operativo Domain/OS, uno UNIX-like compatibile POSIX molto apprezzato all’epoca per le sue funzionalità sofisticate a livello di rete e percaratteristiche come il distributed computing o l’uso delle Access Control List.

Apollo DN3500

Questo fino al 1987 quando la Apollo fu comprata dalla Hewlett-Packard per ben 476 milioni di dollari.
Quella della Apollo è stata solo una delle tante acquisizioni di HP che ha una storia abbastanza ricca a livello di macchine UNIX. Oltre a produrre interessanti workstation basate prima sul Motorola 68k e poi su PA-RISC su cui girava lo UNIX di casa, HP-UX, si è ritrovata ad ereditare da Compaq anche il patrimonio Digital/DEC composto da PDP, VAX e i successori di questi ultimi, le macchine UNIX con la CPU Alpha.

Apollo-HP

IBM: UNIX Business Machine

Nell’elenco dei produttori UNIX non possiamo non nominare il colosso di Armonk, che tra le numerose linee di prodotti ne ha avuto anche diverse di tipo UNIX, realizzando un suo OS derivato -su licenza- da quello di AT&T, AIX.

RS 6000

Le workstation di IBM si chiamavano inizialmente RT PC (dove RT stava per RISC Technology) erano inizialmente basate sulla forma e la tecnologia dei PS/2 ma con un cuore RISC. Le RT, poi seguite dalle RS/6000 da cui sono derivati i chip POWER e PowerPC attuali, oltre che venire adoperate nel CAD e nel settore educational si sono ritagliate una nicchia negli esercizi commerciali e come sistemi di controllo collegati a server.

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The NeXT UNIX

Menzione finale speciale per le “creature” di Steve Jobs. Dopo essere stato estromesso nella seconda metà degli anni ’80 da Apple il co-fondatore confermò la sua attenzione sia alle nuove tecnologie che al design realizzando una serie di affascinanti computer per il settore universitario e della ricerca belli quanto avanzati e basati su BSD.

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Dietro alle forme essenziali di magnesio nero del Cube o delle NeXTstation pulsava un cuore UNIX su cui furono poggiate chicche come un’interfaccia grafica inedita ed originale (anni luce superiore alla concorrenza), un sistema grafico ad alta risoluzione tutto in Postscript oltre ad un ambiente di sviluppo ad oggetti.

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L’avventura NeXT durò poco e purtroppo nei primi anni ’90 l’azienda dovette archiviare la parte hardware concentrandosi sul software, finendo per allearsi con Sun prima e venendo poi inglobata in Apple poi. Ciononostante i NeXT sono una parentesi per molti versi ancora inimitata nel panorama hardware UNIX come dimostrano i prezzi sul mercato dell’usato, ancora molto alti.

Una versione di questo articolo è stata pubblicata su "Hacker Journal" n. 85 del 06/10/2005