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TOC Bologna 2012: il libro digitale per ragazzi tra app e ebook

Riflettori puntati sull’editoria digitale per l’infanzia: soluzioni tecnologiche, modelli editoriali, esperienze pratiche e sfide per il futuro.

di Nicola D’Agostino e Serena Di Virgilio

tocbologna2012

L’obiettivo dell’editoria per ragazzi è far sì che i bambini leggano di più, e i libri digitali sono uno strumento, una possibilità in più per raggiungere questo scopo. Con questo concetto espresso da Russel Hampton di Disney Publishing si è aperta la seconda edizione del TOC Bologna, conferenza dedicata all’editoria digitale per i più piccoli coorganizzata da O’Reilly e tenutasi il giorno prima dell’apertura della Fiera del libro per ragazzi.

L’edizione del 2012 dimostra il crescente interesse da parte degli operatori, con un numero di partecipanti quasi raddoppiato, ma conferma anche il quadro emerso lo scorso anno, quello di un settore ancora acerbo e lontano dal riuscire a sfruttare il suo grande potenziale. Le numerose conferenze del TOC Bologna, proseguita con interventi anche all’interno della Fiera, hanno visto succedersi idee, esperienze, dati, proposte e riflessioni sulle problematiche peculiari affrontate dal libro illustrato digitale, sia a livello tecnico e stilistico che di modello commerciale. Alcuni temi sono emersi più volte, sottolineando la loro importanza per molte delle realtà coinvolte.

Una delle constatazioni di partenza è che il mercato dell’editoria digitale rivolta all’infanzia sta evolvendo in maniera diversa da quello rivolto ad un pubblico adulto: per quanto riguarda questo tipo di pubblico infatti a farla da padrone nelle vendite è ancora la carta stampata. Chi ha un grosso catalogo alle spalle sta procedendo ancora con cautela mentre chi si sta mettendo di più in gioco sono le realtà di dimensioni (e risorse) più ridotte.

L’aspettativa di alti livelli di interattività e multimedialità nei prodotti per bambini porta con sé tutta una serie di conseguenze molto importanti, e Dominique Raccah di Sourcebooks ha posto l’accento sui file grandi e poco maneggevoli, di formati diversi e incompatibili da un dispositivo all’altro e sull’accesso dei bambini ai dispositivi stessi. Infine, il giusto prezzo da dare a questi prodotti digitali non è facile da individuare, sopratutto in ambiti come l’App Store dove il consumatore è abituato a trovare download gratuiti o comunque a prezzi molto bassi. È una situazione sottolineata anche da Kristen McLean di Bookigee secondo cui “Il prezzo dei libri digitali è mutevole, soprattutto se si considerano anche le app”.

Kate Wilson di Nosy Crow ha sottolineato tra le altre cose come il processo di produzione possa essere ben diverso da quello del libro tradizionale, coinvolgendo professionalità varie e richiedendo all’autore una storia pensata o quantomeno adattata ad una narrazione di tipo meno lineare.
A questo proposito Erik Hoftun di SnowCastle suggerisce di rivolgersi all’approccio alla narrazione già proprio del mondo dei videogiochi, sopratutto per quanto riguarda l’interattività, ammonendo che quest’ultima non deve scombussolare la storia.
Concetti analoghi sono stati espressi anche da Junko Yokota del Center for Teaching through Children’s Books, che mette in guardia contro trucchetti poco utili che perturbano l’apprendimento più che stimolarlo. Yokota inoltre sottolinea come il ben rodato linguaggio del libro stampato sia diverso da quello possibile sulle piattaforme digitali. Non tutto può essere tradotto adeguatamente, e i contenuti che fanno meglio il salto sono quelli che meno si appoggiano alle caratteristiche peculiari della forma libro.

Russel Hampton di Disney Publishing sul palco del TOC Bologna

Anche se al TOC Bologna si è parlato parecchio dei vari Store, formati e piattaforme esistenti, con tanto di dati su cataloghi e diffusione, al centro dell’attenzione c’erano le app per iPad, che al momento sono la soluzione più diffusa per l’editoria di libri illustrati. Uno degli incontri più seguiti è stato quello di Hermés Piqué di Robot Media, dedicato al problema della visibilità nell’affollato App Store. Secondo Piqué per lanciare e sostenere le vendite è indispensabile curare il modo in cui l’app si presenta sull’App Store, dal pensare bene l’icona all’usare sapientemente le parole chiave sino al prevedere aggiornamenti nel corso del tempo.

Insomma: come affermato in un intervento, se per i bambini “nativi dell’era digitale” i libri digitali saranno strumenti per sviluppare “abilità proprie del ventunesimo secolo”, per gli adulti che vogliono creare questi libri, è una bella sfida.

Una versione di questo articolo è stata pubblicata su Panorama.it