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Il valore aggiunto delle ripubblicazioni

In calce agli articoli “ripubblicati” online su www.nicoladagostino.net (in quanto apparsi in passato solo su carta) trovate la dicitura

Una versione di questo articolo è stata pubblicata su Testata numero nnn del data

Quel “una versione” può sembrare un’avvertenza formale, quasi un disclaimer se volete, ma è in realtà un dato di fatto: quelle online non sono riproposizioni pedisseque degli articoli apparsi su rivista stampata (e non) per vari motivi, che vanno dall’ovvio al meno ovvio.

Nel traghettare il testo in HTML per il web effettuo operazioni quali:

  1. trasformazione degli url in link ipertestuali (e ci mancherebbe!)
  2. selezione, scrematura e ritaglio delle immagini (per il diverso layout del mio sito web)
  3. correzioni e rettifiche (qualche immancabile refuso, ripetizioni, introduzioni più incisive, ecc.)
  4. inserimento di materiale multimediale o codice (che in altri formati non aveva senso)
  5. scelta di testi in versioni alternative a quelle pubblicate

versione lungaL’ultima casistica è meno rara di quanto si possa pensare. Un buon esempio è “Mac hacking: rimuovere le password su un Macintosh”.

La versione uscita sulle pagine di Hacker Journal e quella online non differiscono solo per la presenza di link o per la diversa selezione iconografiche o per le correzioni ma per un migliaio di caratteri in più che vengono da una versione “lunga” originariamente stilata.

Poi che la versione lunga sia effettivamente migliore o meno di quella breve, che magari era più chiara perché più concisa o perché redatta e rielaborata, è un altro discorso e sono più che disponibile a discuterne.

Dagli, all’inchiostratore!

Di recente sembra sia di moda parlare male dell’inchiostratore Vince Colletta.

Kirby inchiostrato da CollettaColletta è ritenuto storicamente uno dei peggiori chinatori di Jack Kirby rendendo male e anzi talvolta semplificandone le matite (come si intravede nella vignetta riportata, tratta da Fantastic Four).
Un’iniziativa in rete incoraggia i disegnatori in erba a re-inchiostrare una pagina di Thor numero 144 del King, fornita su Flickr allo stadio di sole matite da Jack Morrow, editore della rivista Kirby Collector.

Mi pare giusto far notare che c’è anche chi non è totalmente d’accordo nel denigrare Colletta, come Eddie Campbell che si dilunga in un’analisi provocatoria quanto attenta delle sue qualità artistiche.

Io aggiungo che tra i meriti di Colletta c’è quello di aver incoraggiato negli anni ’70 un giovane disegnatore del Vermont, dopo che era stato duramente criticato da Neal Adams e Dick Giordano. Il suo nome? Frank Miller.

Dettaglio di un’immagine tratta da povonline.com

Your in-box should now be empty. Or maybe not.

From: http://www.iht.com/articles/2009/03/05/technology/05basics.php

Your in-box should now be empty. Think of this as its optimal state — your goal, from now on, will be to keep this space as pristine as possible, either empty or nearly so. To realize that goal, live by this precept: Whenever you receive a new message, do something with it. Don’t read your e-mail and then just let it sit there — that’s a recipe for chaos.

Or for better answers.
Do we really need to answer and deal as fast as we can with our communication?
How about establishing a middle ground and letting simmer some of those e-mails a bit before oblit^^ answering?

Storie di Apple… in preparazione

Oggi su Storie di Apple è uscito un articolo su un’iniziativa promozionale fatta da Apple durante l’anno in cui fu lanciato il Macintosh.

Prova su strada MacintoshNel 1984 negli USA fu infatti attivato il programma “Test Drive a Macintosh” e -per farla breve- nell’archivio documenti di Storie di Apple è disponibile* l’audio (e la scansione) della cassetta della versione italiana, “Prova su strada Macintosh”.

Preparando l’articolo mi serviva però una data più precisa in cui Apple aveva lanciato l’iniziativa. Un generico “1984” non bastava.

Dopo una ventina di minuti a scartabellare sui motori di ricerca mi sono finalmente imbattuto un risultato che pareva pertinente, su Tevac. Ed effettivamente ho trovato l’informazione che cercavo in un commento, con tanto di fonte (link): era un commento del sottoscritto, che nel lontano 2005 aveva già la cassetta in questione, aveva fatto la sua brava indagine, trovato le informazioni utili e cercava di condividere quanto trovato. ;-)

 

* in forma degradata, senza fini commerciali ed a scopo puramente didattico-storico

Speciale Delicious su Download CHIP.eu

speciale Delicious su Download Chip.euIn questi giorni sono “Guest Editor” sulla versione italiana di Download Chip.eu

Il merito (o la colpa, fate voi) è del mio amico e caporedattore su varie testate Andrea Grassi, che cura questo sito-risorsa in italiano sul software e mi ha richiesto una selezione di software e utility per… ebbene sì, Delicious.com

Sul sito trovate dieci schermate di programmi per Windows, Mac e Linux (o semplicemente multipiattaforma) e alcune aggiunte per browser che ho selezionato tra le tantissime disponibili e spero aiutino a usare o sfruttare meglio il servizio di bookmarking sociale di cui così spesso parlo.
Ogni scheda ha una schermata esplicativa, una descrizione e -ovviamente- un link per il download.

Fatene buon uso!

A chi scrive su Internet io chiedo:

  • densità di informazione, perché l’ipertestualità aggiunge una dimensione informativa al testo, che sia parola, immagine, suono o filmato
  • sintesi, perché i “limiti” della carta stampata si possono trasformare in un vantaggio di chi legge, anche online
  • leggibilità, perché l’ipertestualità serve anche a evitare cose come “questo link” e “clicca qui”
  • chiarezza e nell’evitare assunti o comode scorciatoie come gli “abbiamo già parlato di”
  • informazione specializzata, ovvero parlare di ciò che si conosce evitando il più possibile tentazioni da tuttologo
  • usare vocaboli tecnici (non tecnicismi) ma senza esagerare con l’uso di gerghi, neologismi freschi freschi e parole cool e performanti

E voi, cosa chiedete? :?

I consigli dello sponsor

È da molto che rimugino su un discorso lungo sulla pubblicità online, sul suo posizionamento nel layout, sul sostentamento siti/blog, sui click veri o contestati, su AdBlock, su IntelliTXT e tante altre questioni correlate.

Visto che il discorso lungo non mi riesce mi arrendo e la faccio breve ponendo (come mio solito) qualche domanda potenzialmente scomoda.

  • Ha senso giocare “pulito” distinguendo il contenuto dagli spazi pubblicitari se tutti gli esempi di successo e anche le guide propongono di mischiarli senza soluzione di continuità? E il caso dei link che sono pubblicità contestualizzata dentro il testo come lo vedete?
  • Passando dalla parte di chi vorrebbe almeno rifare le spese: come comportarsi con i visitatori che usano plugin e accrocchi vari per nascondere o escludere pubblicità via Flash/script? Minoranza da trascurare? Penalizzare?
  • E infine a chi chiede i feed integrali perché non vuole dover venire sul sito web a controllare se è uscito qualcosa (e guardare le pubblicità, aggiungo io) chiedo: la strada è quella di techCrunch (e da noi Blogo)? Banner e sponsor non a lato ma dentro i post o proprio “finti post “che inframmezzano quelli di contenuti e che finiscono nel feed (integrale, ovvio)?

Su Internet si trova (di) tutto

Da una recente “Bustina di Minerva” di Umberto Eco sull’Espresso:

“[…] le informazioni che Internet gli mette a disposizione sono immensamente più ampie e spesso più approfondite di quelle di cui dispone il professore. E trascurava un punto importante: che Internet gli dice ‘quasi tutto’, salvo come cercare, filtrare, selezionare, accettare o rifiutare quelle informazioni.

A immagazzinare nuove informazioni, purché si abbia buona memoria, sono capaci tutti. Ma decidere quali vadano ricordate e quali no è arte sottile. Questo fa la differenza tra chi ha fatto un corso di studi regolari (anche male) e un autodidatta (anche se geniale).

[…] E infine [il professore] può mettere quotidianamente in scena lo sforzo per riorganizzare in sistema ciò che Internet gli trasmette in ordine alfabetico, dicendo che esistono Tamerlano e i Monocotiledoni ma non quale sia il rapporto sistematico tra queste due nozioni. […]

Nel testo di Eco, intitolato “A che serve il professore?” si parla di scuola e di docenti nell’era di Internet, connubio ancora problematico e tutto in divenire.

Mi pare però che la parte saliente del suo discorso (usare al meglio gli strumenti, mettere in prospettiva o quantomeno organizzare l’informazione) sia applicabile anche all’editoria ed agli articolisti, no?
E a prescindere dal fatto che che quanto scritto venga riprodotto su carta o su schermo o che chi lo abbia scritto sia un “giornalista” o un “blogger professionista”…

Meccanismi editoriali

Qualche anno fa qualcuno sulla lista dell’associazione Metro Olografix si stupiva di come un mio articolo fosse “vecchio” o come mai non avessi ancora parlato di un dato argomento “scottante”.
La mia risposta era che:

Bisogna fare il conto con la dura realtà che le redazioni non sono dei blog e, oltre a non lavorare durante il weekend (a differenza dei collaboratori esterni), hanno spesso purtroppo tempi geologici.

E’ la dura legge dei meccanismi editoriali.

Se nel caso di un sito web o blog istituzionale nonostante scarti e “buchi” temporali i tempi sono relativamente veloci nel caso della stampa possono passare anche quattro o cinque mesi dalla consegna alla fruizione da parte del lettore.

mvc-009lQuesto non vuol dire che i meccanismi editoriali siano superati e da evitare, anzi.

Il tempo non è solo nemico ma può essere un alleato prezioso di chi scrive, pubblica e di chi legge. Un esempio è la pratica della correzione di bozze. Quando collaboravo con la Magic Press su Invisibles almeno tre paia di occhi hanno controllato le mie traduzioni laddove nel caso del primo volume di Supreme dopo il passaggio dalla Lexy alla Free Books la revisione editoriale non c’era e la differenza si è vista.

E su web? Tempi stretti e budget ridotti, d’accordo, ma qualcosa si può fare. Ad esempio come su MusicBlob dove Nicola Battista ed io siamo autori ed al tempo stesso supervisori. E’ una pratica che consiglio a blog e siti con più di un autore: Nicola ed io abbiamo entrambi accesso alla gestione del sito e uno rilegge e verifica bozze e articoli dell’altro, in maniera mutua, garbata ma aperta e senza formalismi. E probabilmente il risultato finale è migliore o quantomeno meno sgrammaticato e confuso.