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Storie di Apple – CRUX PPC, il Linux italiano per Mac con PowerPC – Intervista a Nico Macrionitis

Nico Macrionitis, con la collaborazione di Giorgio Agrelli, ci illustra il progetto di un “Linux” italiano per computer con processore PowerPC

di Nicola D’Agostino

Sono ormai passati diversi anni da quando Apple ha accantonato i processori PowerPC a favore di quelli Intel. Nel frattempo utenti e sviluppatori si sono adeguati e questo vale anche per i sistemi operativi alternativi. C’è però ancora chi si rivolge a chi ha un vecchio Macintosh e tra questi c’è CRUX PPC, un porting per PowerPC di una distribuzione GNU/Linux.

cruxppcCRUX PPC è un progetto ideato e seguito da sviluppatori italiani che in questi anni prosegue sulla sua strada con lo sviluppo del sistema operativo.
Abbiamo contattato uno dei curatori, Nico Macrionitis che, con la collaborazione di Giorgio Agrelli, ci ha illustrato il progetto, le sue caratteristiche e permesso di fare il punto della situazione di questo “Linux” italiano per PowerPC.

Storie di Apple: Come è nato CRUX PPC?
Nico Macrionitis: Mater artium necessitas.
Correva l’anno 2003 quando venne fatto un primo port della distribuzione CRUX su di un, all’epoca, nuovo portatile: un Apple iBook G3. Era da poco più di un anno che nel NaLug (Napoli Linux User Group) alcuni di noi avevano eletto la CRUX quale degna sostituta della cara vecchia Slackware. Così sono nati il Progetto CRUX Italia e parallelamente CRUX PPC.

SdA: A chi si rivolge Crux PPC? Chi sono i vostri utenti?
NM: La filosofia KISS [acronimo che sta per “Keep It Simple, Stupid”, nda] è alla base della distribuzione CRUX e l’ha portata ad avere come target principale utenti decisamente esperti che non disdegnano di ottimizzare a loro volta, lavorando autonomamente, la distribuzione stessa.
CRUX PPC ha il pregio di esser minimale e per tal motivo è sconsigliato il suo utilizzo ad utenti alle prime armi o che cercano un sistema operativo totalmente automatizzato.
Nel corso degli anni il progetto CRUX PPC ha avuto alti e bassi fino alla totale riorganizzazione del progetto stesso e della sua infrastruttura di sviluppo. Infine è arrivata la creazione del nuovo toolchain biarch.

SdA: Come mai avete creato un vostro toolchain ?
NM: Come si può notare [dai download] abbiamo due immagini ISO per l’installazione: 32 e 64 bit. Creare e mantenere una versione ‘pure 32’ ed una ‘pure 64’ lasciando in comune il ports tree non è stato semplice e ci ha costretto ad utilizzare alcuni accorgimenti particolari nella preparazione di molti port.

La versione 64bit pur essendo una ‘pure 64′ e’ dotata di un toolchain multilib che le permette di essere uno strumento di sviluppo decisamente flessibile.

SdA: Secondo voi si può parlare di comunità italiana di Linux su PowerPC?
NM: un tempo… ora tutto è diverso benché molti degli sviluppatori chiave del porting per PPC di note distribuzioni GNU/Linux siano italiani vedi ad esempio Gentoo, Slackintosh ed ArchlinuxPPC.

Sicuramente nel nostro paese c’è ancora una forte presenza di possessori di hardware basato su processori Power Architecture (TM) ma questo è conseguenza del malsano gusto onanistico per il collezionismo (nel mio caso per computer Sinclair) e per il retrocomputing che però purtroppo altera fortemente il mercato dell’usato con conseguenze disastrose per chi quel tipo di macchina la usa ancora in produzione.

SdA: Quali sono le lacune maggiori di un Linux su Macintosh PowerPC come Crux PPC? Gestione della batteria/alimentazione? Mancanza di Flash nel browser?
NM: I problemi principali restano l’accelerazione 3d, il suspend sulle macchine equipaggiate con GPU nVidia e la mediocre ottimizzazione del codice AltiVec/VSX o semplicemente Power ISA-compliant.

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SdA: Nell’uso di tutti i giorni quali sono i casi in cui le ultime due sono penalizzanti? Riproduzione di video in alta risoluzione?
NM: In realtà nell’utilizzo quotidiano da desktop non si accusa particolarmente questa mancanza: la decodifica di video full-HD risulta fluida sui G4 meglio “clockati”.
Tuttavia la codifica/decodifica di flussi di dati (quali che essi siano… non solo quelli multimediali) e le routine fondamentali di sistema, come memcpy, non usufruiscono delle peculiarità di un’architettura che potrebbe dare enormi vantaggi in termini di data throughput e potenza di calcolo puro.

Quindi soprattutto in ambito scientifico, dove nemmeno la famigerata autovettorizzazione di GCC non può fare miracoli da sola, le prestazioni risultano penalizzate rispetto al reale potenziale delle CPU.

Riguardo Flash invece si ha un lento ma progressivo miglioramento di Gnash che ora è decisamente godibile. Invece c’è ancora da lavorare su Silverlight con la sua implementazione open source Moonlight.

Bisogna anche dire che il totale fallimento di Power.org nel perseguire la sua mission ed il più completo disinteresse nel supporto della comunità Open Source e Free Software ha decretato quale architettura alternativa d’eccellenza il parsimonioso ARM che ormai equipaggia palmari, netbook e [dispositivi] embedded.

SdA: Quali sono le soddisfazioni maggiori che avete avuto?
NM:Nessun onore, nessuna gloria e nessun compenso… CRUX PPC è una delle poche distribuzioni che non si autocelebrano ma che soprattutto prosegue come progetto nel più puro stile hacker. Non c’è alcuna fondazione, sponsor o marchio registrato o rigida gerarchia alle sue spalle ma solo una mailing list ed un canale IRC per un sano peer review.

SdA: Che hardware PowerPC avete?
NM: Abbiamo qualche modello di Apple ed IBM frutto di acquisti personali e poi alcune macchine donateci da Genesi ed Acube ed una dal Linux Technology Center di IBM.

Le macchine frutto di una donazione sono, in modo molto trasparente, elencate sul nostro sito nella sezione ‘Donors’. Poi ci sono le macchine che abbiamo acquistato per far fronte a necessità particolari ed infine le macchine nostre personali. Così a memoria abbiamo: iBook G4, Mac mini G4, PowerBook G4, iMac G4 e poi le Intellistation POWER 275 e OpenPOWER 710.
Ovviamente più hardware includiamo nel supporto ufficiale e maggiore diventa la mole di lavoro!

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SdA: L’hardware dov’è? Avete una sede?
NM:Il nostro server è al DIS di Ingegneria di UniNA [Università di NApoli, nda]. Fino allo scorso anno avevamo, invece, anche due nostre workstation ospitate presso il LabMNCP della Parthenope che adesso stiamo cercando (invano) di portare al DIS. Tutti noi sviluppatori (presenti e passati) di CRUX PPC veniamo da associazioni di promozione sociale come NaLUG (Napoli Linux Users Group) ed ISF Napoli (Ingegneria Senza Frontiere – Napoli).

SdA: Su quali modelli effettuate i test?
NM: Ad ogni release testiamo i bootkernel su ogni macchina in nostro possesso anche se ognuno di noi ha poi la sua macchina preferita per lo sviluppo.

Purtroppo benché di sviluppatori ce ne siano pochi resta la comunità il vero anello debole… sempre più piccola e mediamente “ubuntizzata” non è più capace di fornire feedback e bug report realmente utili e quasi sempre diserta le fasi di testing delle release candidate.

SdA: Quali sono i costi operativi? Che esigenze o wishlist avete?
NM: Il nostro sito non ha alcun banner pubblicitario o richiesta di donazioni in denaro anche se tenere vivo il progetto in realtà costa tanto e non solo in termini di ore/lavoro. Ci sono, infatti, le spese di energia e quelle di connessione a banda larga. E poi la sostituzione e manutenzione della componentistica su macchine vecchie e continuamente sollecitate. Nella migliore delle ipotesi c’è un frequente guastarsi dei portatili ed un continuo sterminio di hdd.

Purtroppo non ci è possibile avere macchine moderne basate su Power Architecture perché le poche ancora in produzione hanno prezzi inaccessibili per noi. Effettivamente sarebbe l’ideale avere una macchina almeno POWER6 per rendere il nostro operato più agevole ma certo non sarà IBM Italia a donarcela…

SdA: Sulla vostra postazione principale usate CRUX PPC?
NM: Si, decisamente… almeno per ora. Ma in tutta onestà ricordiamoci che, per l’ambito desktop, workstation e laptop, sono macchine oramai non più giovani quindi rapportate ad un qualsiasi prodotto “moderno” di fascia media sono relativamente poco potenti, consumano molta energia e sono estremamente dispendiose nella manutenzione.

Articolo originariamente pubblicato su Applicando 304 e ripubblicato su Storie di Apple. Le immagini sono tutte tratte dall’account su Flickr di CRUX PPC.