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Sesto potere

Oltre a questi aspetti folkloristici altri elementi ci forniscono un saggio dell’influenza di Google su questioni di primo piano come marketing e politica.

di Nicola D’Agostino

In un articolo del gennaio 2002 è stato citato il Google Effect. In sostanza è stato fatto notare che grazie alla pervasività di Google si è ridotta sia la necessità da parte degli utenti di “tirare a indovinare” nomi di dominio, così come minore è la necessità da parte di aziende e soggetti di registrare nuovi indirizzi per avere url brevi e facili da ricordare.

C’è poi addirittura chi si è spinto, in campagne pubblicitarie, a non snocciolare indirizzi di siti web ma a spingere solo sul nome. È il caso di uno spot radiofonico in California in cui agli ascoltatori si suggeriva di cercare su Google il nome dell’azienda, forti della pervasività del motore e della posizione alta nei risultati di ricerca.

Altro elemento degno di nota è la stima effettuata da un sito olandese nel giugno di quest’anno. Secondo www.voelspriet.nl sono ben 1250 i nomi di dominio che contengono la parola “google”, molti dei quali registrati nel tentativo di sfruttarne a fini commerciali la fama. Alcuni di questi sono stati chiusi in seguito ad azioni legali, ma solo al di fuori degli Stati Uniti sono più di 400 gli indirizzi del tipo www.google2.co.uk oppure www.google2.dk.
È invece ancora piuttosto recente il caso che ha visto l’accesso ad alcuni motori di ricerca, in primis Google, bloccato da parte del governo della Repubblica Popolare Cinese: l’accusa ufficiale era quella di fornire link a siti pornografici, al movimento spirituale fuorilegge Falun Gong e a informazioni ritenute “dannose per la sicurezza nazionale”. Nota curiosa: durante il periodo di oscuramento i cittadini cinesi hanno potuto accedere a Google grazie ad alcuni dei siti di appassionati già citati, tra cui elgooG.