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Retrocomputing, modernariato hi-tech alla ribalta

Seconda edizione per la rassegna ad hoc che celebra i mostri sacri del passato informatico, fra Sinclair Spectrum, NeXT e Commodore Amiga. L’appuntamento è sì un amarcord, ma anche il modo di pensare a un’altra tecnologia possibile.

di Nicola D’Agostino

Nonostante la non elevata affluenza di pubblico la seconda edizione di Varese Retrocomputing ha garantito agli appassionati un fitto programma di seminari e una parte espositiva variegata fatta di computer home e workstation accanto a calcolatrici, mainframe e console.

Il retrocomputing ha così confermato la propria natura di ombrello in grado di raccogliere le molteplici figure di un’epoca passata, lontana dalla piatta omogeneità dell’It attuale e popolata di una fauna eterogenea di modelli e piattaforme.

Molti gli incontri dedicati al pioniere Sinclair Spectrum, tuttora usato e seguito da numerosi fan a livello internazionale e ampia la panoramica sul nutrito cosmo di periferiche, interfacce, aggiunte e modifiche. Vi hanno fatto il proprio esordio il moderno clone italiano Chrome e il progetto di memoria storica dei giochi apparsi nelle edicole.

Sotto i riflettori è finita anche l’elegante linea di computer NeXT (di cui erano presenti due esemplari) ideata da Steve Jobs durante il suo periodo di esilio da Apple e il panorama delle demo per Commodore Amiga, fra gare e happening.

La Mela è stata d’altronde protagonista con la cronistoria delle sue molteplici mutazioni curata dal club italiano degli utenti Powerbook. Lo scopo era anche di mostrare come le vecchie macchine di Apple possano essere utilizzate produttivamente (magari come server o come piattaforme di sviluppo) con sistemi operativi diversi da quello originario, grazie agli OS “liberi” Mk Linux, Net Bsd o Open Bsd.

Seguiti con estrema attenzione e partecipazione (al punto di integrare e discutere quanto detto dai relatori) dal pubblico anche gli interventi meno tecnici e più legati alla cultura del retrocomputing. In questi sono state trattate le tematiche del recupero vero e proprio (luoghi, modalità, appuntamenti) ma anche i riti ed il folklore del cosmo dei retromen, che possono a volte essere divisi nelle passioni e nei principi ma sono alla fine accomunati nell’impeto di cercare, ripristinare, preservare, far funzionare, oltre che mostrare (come a Varese) un ricco passato informatico che rischia troppo facilmente di scomparire dalla memoria comune.

Si ringraziano per la collaborazione e le immagini Davide Bressanini, Fabio Borborini, Salty Dog, Bruno Grampa, Stefano Guida, Mario Prato, Alberto Rubinelli, Franco Scuri, Andrea Vavassori e Gianni Zamperini.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it