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Prima pagare, poi sviluppare

Questo sito è offline. Ovvero: “Assicurati di farti pagare alla consegna, perché anche se hai un contratto non vale un tubo.”

di Nicola D’Agostino

Se si visita l’indirizzo web utilitybidder.co.uk si viene accolti da una pagina quasi vuota e dalla scritta “Sorry, our site is offline”. Più in basso, dopo parecchio spazio c’è però una frase più lunga che assomiglia molto a un messaggio da parte di chi ha realizzato il sito ed ha rimostranze verso il committente: “Se sei un altro sviluppatore web pagato per modificare questa pagina prima fatti pagare”.

Dando un’occhiata al sorgente HTML si può leggere il seguente sfogo che segue (tradotto dall’inglese):

Forse ti sarai chiesto come mai questo sito è offline e se stai leggendo il sorgente allora molto probabilmente sei uno sviluppatore pagato per modificare tutto questo. Ho messo qui questa scritta perché l’azienda in questione non ha rispettato il contratto e non ha saldato i conti e come ultima spiaggia ho reso inaccesibile il loro sito, cos’altro potevo fare?
Assicurati di farti pagare alla consegna, perché anche se hai un contratto non vale un tubo.

È una scelta poco elegante e probabilmente anche rischiosa dal punto di vista legale ma viene da chiedersi quali strumenti efficaci per ottenere quanto gli spetta abbiano al di là dell’andare in causa abbiano a disposizione sviluppatori, webdesigner e in generale tutti i liberi professionisti dell’informatica.

p.s. Il titolo è una citazione della frase-tormentone “Prima pagare, poi…” di Andrea Pazienza e Filippo Scozzari.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it