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Pubblica amministrazione on line: la rivoluzione si fa attendere

Successo di pubblico alla fiera della comunicazione pubblica e dei servizi di Bologna. Ma è ancora lontana la svolta digitale.

di Nicola D’Agostino

Alla presenza dal Presidente della Commissione Europea Romano Prodi, si è conclusa il 20 settembre a Bologna la nona edizione del ComPA, salone della comunicazione pubblica e dei servizi al cittadino.
I visitatori hanno raggiunto quest’anno quota 24.500. 287 i giornalisti accreditati da tutta Italia, mentre gli espositori sono stati ben 284. Tutti numeri in crescita rispetto all’edizione dello scorso anno, così come maggiore è stata anche la superficie espositiva. Diversi i premi assegnati, tra cui l’Oscar Pubblico-Privato 2002 e i riconoscimenti dell’associazione Comunicazione Pubblica, l’ente organizzatore del ComPA.

Durante la seconda giornata sono stati ben due i ministri che hanno partecipato a incontri importanti per discutere e fornire un quadro sull’attuazione della legge 150 e sul rapporto delle Pubbliche Amministrazioni con i cittadini.

Lucio Stanca, Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, ha preso parte al convegno Comunicazione Pubblica e Nuove Tecnologie: strategie, opportunità e servizi, durante il quale è emerso come la posta elettronica abbia conquistato la Pubblica Amministrazione. Nei primi otto mesi del 2002 è aumentato di quasi quattro volte, rispetto allo stesso periodo del 2001, il numero di e-mail scambiate su rete Rupa (quella della Pa), mentre il numero di caselle di posta elettronica “a uso interno” è raddoppiato.
Stanca ha specificato che circa metà delle e-mail spedite sono sì interne, ma che l’altra metà è verso l’esterno e che Internet sembra aver conquistato numerosi settori della Pa, tra cui le dichiarazioni fiscali (nel 2001 oltre 28 milioni di dichiarazioni dei redditi sono state presentate on line direttamente dai contribuenti) e l’Inps (che ha trattato in rete ben 17 milioni di pratiche). Tutti numeri che per Stanca confermano “una trasformazione in atto”.

Nel pomeriggio, invece, il Ministro per la Funzione Pubblica Franco Frattini ha presenziato a due incontri. Il primo, su Istituzioni e cittadini: un dialogo possibile?, per la presentazione della ricerca nazionale promossa dall’Associazione Comunicazione Pubblica realizzata dall’Istituto Carlo Cattaneo seguito dal secondo, intitolato Lo stato di attuazione della legge 150, riguardante la discussione dei dati di una seconda ricerca promossa dal Dipartimento della Funzione Pubblica e dall’Associazione Comunicazione Pubblica.

Dalla prima ricerca emerge un atteggiamento positivo nei confronti delle nuove tecnologie: tre quarti dei rispondenti sono d’accordo nel dire che migliorano il rapporto fra cittadini e Pa. I numeri sono tuttavia ancora bassi: la rete civica è stata visitata dal 36,7% degli intervistati; il 15,1% ha contattato almeno una volta un ufficio pubblico con la posta elettronica; di questi il 36,7% ha dichiarato di non aver ricevuto risposta all’ultimo tentativo di contatto e il 23,2% di aver ricevuto una risposta solo dopo 48 ore. Canali preferiti per ricevere informazioni dalla pubblica amministrazione si sono confermate le comunicazioni postali, gli spot radiofonici e televisivi: solo il 6,0% per siti Internet, 4,4% per la posta elettronica 2,8% per messaggi Sms e 0,3% per l’uso di chioschi elettronici.

Tendenza confermata anche dalla seconda ricerca, basata sui 729 questionari raccolti dal Dipartimento della Funzione Pubblica nei quattordici mesi intercorsi dall’insediamento del nuovo governo.
Il recepimento della Legge 150 su dialogo, trasparenza e rapporto diretto con il cittadino da parte della Pubblica Amministrazione, è sostanzialmente un work in progress: la legge, tuttavia, sta attecchendo nel Centro-Nord e lentamente anche al Sud e nelle isole.

Nelle pubbliche amministrazioni di maggiori dimensioni la riforma si è mossa per tempo e con maggiore incisività. Nelle piccole, strutture spesso inadeguate e poco finanziamenti, è ancora «inchiodata nella culla». Questi i numeri: il 35,5% degli Enti ha già recepito la legge, il 14,1% ancora la disconosce; il 47,7%, la grande maggioranza, si è attivata solo in parte, soprattutto al Nord. Gli ostacoli sono i più svariati: dalla difficoltà di organizzazione dell’Ente (23,1%) alla carenza di personale (17,3%), dalla riorganizzazione in atto (16,4%) alle carenze economiche (13,1%). Una fotografia che restituisce dunque una legge non ancora “a regime”.

Spunti interessanti, inoltre, sono emersi dalle presentazioni di servizi relativi alla firma digitale, in primis quelli di InfoCamere e di Poste Italiane. Quest’ultima, tramite la nuova società, costituita ad hoc, Postecom ha inaugurato la posta elettronica “certificata” Postemail e la firma digitale Postecert oltre a una vasta rosa di opzioni che va a coprire le esigenze di cittadino e uffici pubblici, tra cui l’incasso dei pagamenti per multe e altre sanzioni.

Degne di menzione le discussioni di operatori del settore e dalle presentazioni di progetti già in corso come nel caso del Comune di Imola che ha illustrato un sistema sperimentale per l’adozione della Cie (Carta d’Identità Elettronica) anche come tessera elettorale. Realizzato da una società del gruppo Finmatica con la collaborazione dell’Università di Bologna, quello del Comune di Imola è un progetto che nasce dalla semplificazione dell’accesso ai servizi, confermata anche dall’incontro di operatori del settore in Smart card nel futuro del cittadino: multisettorialità e multifunzionalità in cui rappresentanti di Poste Italiane, Ssb, Cartasì, fornitori di tecnologie e rappresentanti di comuni hanno a più riprese sottolineato la mancanza in Italia di standard universali e una certa confusione generale a fronte di una spinta forte del governo.

Da sottolineare che in diverse tavole rotonde è stata prestata attenzione anche a una riflessione più astratta sulla qualità della comunicazione e della natura di quest’ultima. È il caso di Disegnare la comunicazione: come organizzare i servizi di front office e la funzione di comunicazione delle Pa in cui si è a lungo parlato dell’abolizione di sigle e dell’inserimento dell’ufficio relazioni col pubblico addirittura nel centro commerciale della città. Ancora, ne Il design della comunicazione, Giovanni Cesareo (docente di Teoria e Tecniche delle Comunicazioni di Massa e di Tecnica della Comunicazione Pubblicitaria al Politecnico di Milano) ha constatato come sia mutato il meccanismo comunicativo delle amministrazioni, che si devono affidare a professionisti del settore pubblicitario privato.

Nel 5° incontro nazionale delle reti civiche, infine, si è proposto un quadro d’insieme delle esperienze comunicative pubbliche passate, confrontate con la situazione attuale. Gianni Dominici, del Censis, ha anticipato alcuni dati sul 2001 e 2002, secondo cui gran parte delle istituzioni è on line, ma ha avvisato che questo non è un dato di per sé indicativo dell’effettivo utilizzo del mezzo. Inoltre, rappresentanti delle reti civiche hanno posto la questione se, al di là di Bologna e Milano, le amministrazioni dei grandi comuni abbiano saputo davvero capitalizzare la precedente esperienza delle iniziative del cittadino come forum e Bbs (Bulletin Board Systems).

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it