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Nel nome della legge

È invece sul terreno politico e legislativo che si stanno facendo dei passi avanti verso la stima delle forze del “nemico” con l’individuazione dei modi per combattere e reprimere lo spam.

di Nicola D’Agostino

In prima linea ci sono gli Stati Uniti, con la creazione a marzo di una struttura, l’Anti-Spam Research Group che ha messo a punto inizialmente la definizione quanto più oggettiva e precisa possibile del concetto di spam e poi รจ passata all’individuazione dei modi per combatterlo.

In maggio è stata invece la volta di un susseguirsi di consultazioni presso il Federal Trade Committee, l’ente preposto a regolamentare il commercio negli Usa. Numerose anche le proposte di regolamentazione come anche quelle di legge tutte presentate tra maggio e giugno.

In aprile è stata invece la volta di una proposta di legge australiana e qualcosa si muove anche in Europa. A marzo in Gran Bretagna è stato proposto un “giro di vite contro lo spam” e un richiamo alla privacy, concetti che hanno fatto capolino anche in un discorso del 20 maggio scorso di Stefano Rodotà che ha avuto toni durissimi per lo spam. Lodevole infine l’iniziativa del governo francese che già nel novembre scorso ha predisposto un indirizzo a cui il cittadino può inoltrare i messaggi indesiderati ricevuti al fine di analizzarne i dati salienti ed eventualmente risalire ai soggetti punibili legalmente.

La speranza è che le scelte legislative e le soluzioni che verranno adottate siano non solo efficaci, ma anche adeguate ai tempi e permettano di colpire questa piaga multiforme che sconfina ben oltre i messaggi di posta elettronica.

Numerosi articoli mettono infatti in guardia sull’arrivo dello spam via instant messenger e addirittura tramite le finestre pop-up di Windows. Risalgono invece addirittura al 1994 i primi Sms indesiderati, anche se per caso, sul cellulare e l’introduzione dei modelli con telecamera ha già scatenato le manie comunicative multimediali degli utilizzatori pronti a inondare i propri conoscenti di quello che, per ora scherzosamente, viene chiamato picture spam.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it