L’OLPC punta sull’Italia
Sbarco in Toscana con una formula che punta sul sostegno di amministrazioni, aziende ma anche degli studenti della penisola.
di Nicola D’Agostino
Parte da Firenze e alla presenza dell’ideatore Nicholas Negroponte dell’Mit, il progetto Olpc (One Laptop per Child) Italia. Nell’incontro si è affermato che quello italiano è il primo passo per una cooperazione decentralizzata tra diverse città in sostegno ai paesi in via di sviluppo.
Oltre a pubblicizzare e finanziare la produzione dei portatili a basso costo si punta anche alla costituzione di una vera e propria infrastruttura ‘peer to peer’, grazie ad un insieme di partner pubblici e privati locali, nella speranza di oltrepassare le barriere burocratiche create dai governi centrali.
A livello distributivo ci si rivolgerà alla stessa fascia d’utenza dei paesi in via di sviluppo: saranno gli studenti delle nostre scuole dell’obbligo ad acquistare un laptop e contestualmente a donarne un altro a coetanei di un’altra città del Sud del mondo. Sul sito web è già disponibile un modulo d’ordine e il prezzo, da moltiplicare ovviamente per due, è al momento di 125 euro + Iva (negli Usa l’importo è di 400 dollari) ma viene dinamicamente aggiornato al variare del cambio.
Il cardine dell’Olpc è ovviamente il coloratissimo portatile XO e il suo modello educativo: nessun ostacolo alla fruizione della rete (è la scuola ad occuparsi dell’infrastruttura) come del computer stesso. Questo non ha password e tantomeno ne sono previste anche se in caso di furto è possibile una disattivazione da remoto.
Ancora più forte è l’imperativo all’apprendimento il più possibile al di fuori da schemi preconcetti: i bambini devono insegnare ai genitori, e il motto di tutto il progetto è rendere sorpassati gli attuali detentori della conoscenza. Durante la presentazione a Firenze è stato sottolineato che non è fornito alcun manuale e che tra i software è incluso Pippi, gioco che serve ad insegnare ai bambini ad usare il linguaggio di programmazione Python secondo le teorie dei pionieri Seymour Papert dell’Mit e di Alan Kay dello Xerox PARC da cui viene l’idea stessa di computer portatile.
Si confermano le caratteristiche innovative dell’hardware e lo sforzo per creare e realizzare qualcosa di diverso da quanto presente sul mercato. Due esempi lampanti sono il display e il risparmio energetico: lo schermo è leggibile anche in piena luce e in questa modalità, da visualizzatore di ebook, si possono spegnere lampada e anche processore arrivando ad un’autonomia di 10 ore. L’XO racchiude poi varie tecnologie e soluzioni inedite tra cui quella per il wifi che si basa su un protocollo creato appositamente e non ancora in commercio.
Concludiamo con una nota curiosa che testimonia l’approccio originale e l’attenzione all’utenza dell’XO. Il computer possiede delle viti in più nel suo assemblaggio: visto che ai bambini piace smontare e rimontare è stata fatta apposta con dei pezzi in più.
Si ringrazia Maurizio Buso per la preziosa collaborazione.
Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it