Le “firme” al tempo dell’editoria sul web
Un po’ per curiosità e un po’ per dovere autoimposto sto leggendo “Professione giornalista”, di Sergio Lepri.
Mi riprometto di riparlare del libro a lettura finita. Intanto estrapolo una parte che trovo interessante, per la precisione quella a pagina 80 in cui si parla di “Firme e qualifiche”:
“Una vecchia teoria, secondo la quale il giornale non doveva avere firme se non quella del direttore e doveva presentarsi al lettore come se fosse scritto da un’unica mano, è tramontata da anni. Oggi ogni pezzo riporta il nome e il cognome dell’autore (oppure le iniziali, se il pezzo non è ritenuto importante o se il nome e cognome appaiono già in calce a un altro pezzo), eccettuato il materiale d’agenzia (notizie e anche servizi) che quasi sempre appare anonimo. […]”
Il testo è del 1991 ma questa è la “seconda edizione: ampliata ed aggiornata” del 1999. Vediamo se e cosa è cambiato con l’avvento anche in Italia dell’editoria sul web ed in generale su Internet.
- Il direttore: invisibile o quasi su Internet.
Per trovarlo, se c’è, bisogna scartabellare le pagine dei “credits” o “chi siamo” - La firma dell’autore sul web c’è quasi sempre, in particolare negli “speciali”.
Nella carta stampata i testi sono vicini e -a meno di ritagli del lettore- parte di un tutt’uno. Su web invece i singoli contenuti sono fruibili anche separatamente e tramite canali diversi. La presenza del nome dell’autore è non solo un diritto, un dettaglio da specificare sempre. - La firma dell’autore può non esserci o venire sottintesa nell’editoria “personale”.
Mi riferisco a iniziative personali o progetti di tipo one man band (come sul mio Storie di Apple). - Le iniziali: talvolta invece della firma c’è il nickname che si può considerare -fatti i dovuti distinguo- un moderno corrispettivo online.
Immagine tratta da www.libreriauniversitaria.it