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La sfida dei messenger

In principio fu il comando “write”. Poi seguirono Icq e i suoi fratelli, tutti in concorrenza fra loro: dietro il fenomeno dell’instant messaging c’รจ la corsa alla conquista del mercato, tra denunce all’antitrust e progetti per la creazione di uno standard.

di Nicola D’Agostino

Il 19 dicembre è stata diffusa la notizia che ad America On Line è stato riconosciuto un brevetto sull’instant messaging. Richiesto a settembre, e relativo al programma Icq (di proprietà di Aol da alcuni anni), il brevetto accorda al colosso dei media diritti su programmi che “permettono ad utenti di comunicare ed identificarsi vicendevolmente all’interno di una specifica rete di comunicazione” e di conseguenza larghi diritti sul concetto stesso di messaggistica on line.
Quella di Aol è solo una delle ultime mosse in una lotta senza quartiere che dura da più di due anni per il predominio tra gli instant messenger, e che vede in prima linea, tra gli altri, Yahoo, Ibm e Microsoft. L’instant messaging (letteralmente “messaggeria istantanea”), è una forma di comunicazione elettronica che, per caratteristiche di brevità e modalità d’impiego, si trova a metà strada tra l’e-mail e la chat. Nonostante i limiti intrinseci, o grazie a questi, ha riscosso negli ultimi anni un enorme successo. Successo replicato, al di fuori della Rete, dagli Sms, in assoluto la più popolare delle forme di messaggeria istantanea.

Un intramontabile modello anni ‘70

L’instant messaging ha avuto origine sui primi calcolatori multiutente della prima metà degli anni ‘70: una delle prime forme attestate è il comando Unix write. È stato però solo verso la seconda metà degli anni ‘90 (nel periodo in cui Internet conosceva il suo primo momento di diffusione mondiale) che una sempre crescente mole di utenti si è trovata interessata a entrare (e rimanere) in contatto con altre persone in Rete. Il modello di programma che si è affermato dopo qualche anno di coesistenza di vari software, richiama sostanzialmente un mix tra il cercapersone e il cellulare.
Il programma si attiva al momento della connessione, segnalando la propria presenza on line e controllando lo stato di disponibilità degli altri utenti presenti nella rubrica. A questo punto è possibile contattare e dialogare inviando brevi messaggi o attivare una modalità di chat privata. Se invece l’utente non è on line, o non è disponibile, si può comunque inviare un messaggio: questo gli verrà recapitato non appena si connetterà.
È proprio così che funziona Icq, le cui iniziali pronunciate vanno a formare la frase I Seek You (ti cerco), diffuso per la prima volta nel novembre del 1996 dalla israeliana Mirabilis. Icq si è rivelato un successo strepitoso: dopo sei mesi era diventato il maggiore circuito di comunicazione su Internet, forte di 850.000 utenti registrati.

Aol non si mangia Icq

Nel 1998 la Mirabilis è stata assorbita da America On Line, che aveva già un suo programma di messaggeria istantanea, Aim. Quest’ultimo, inizialmente usato solo all’interno del servizio di connessione proprietario di Aol, nel 1997 è stato traghettato e diffuso anche su Internet. Nello stesso anno è stato stretto un accordo con Netscape e da allora Aim è stato distribuito con l’omonimo browser (che nel 1999 è diventato di proprietà della nuova Aol-Time Warner).
L’acquisizione della Mirabilis e di Icq non ne ha però sancito la fine. I due network sono stati fusi ma i due prodotti hanno proseguito la loro corsa in maniera parallela e ben distinta. Le ragioni addotte da Aol sono state non solo di carattere tecnico ma anche commerciale. L’utenza dei due instant messenger è da sempre diversificata: la maggioranza degli utenti di Aim è statunitense e preferisce uno strumento semplice, laddove Icq offre maggiori funzionalità ed è più diffuso nel resto del mondo, in particolare in Europa.
Quasi da subito, però, America On Line si è trovata al centro di polemiche e accuse. Combinando all’epoca i due network di Aim e Icq, raggiungeva la ragguardevole cifra di 138 milioni di utenti. In altre parole, un monopolio.

Allarme monopolio

Nell’agosto del 2000, proprio mentre riceveva la prima sentenza di condanna per aver violato le leggi anti-trust, Microsoft si è unita (sotto la sigla FreeIM.org) ad altre 42 aziende denunciando con una lettera aperta la morsa di Aol sul mercato dell’instant messaging) e chiedendo a organi governativi la creazione di uno standard comune per un network unico. L’interessamento di Microsoft era in realtà motivato dai contrasti con Aol, che le avrebbe negato l’accesso al suo protocollo e (soprattutto) alla sua base di utenti. Aol sarebbe arrivata al punto di modificare le specifiche tecniche del servizio per bloccare gli utenti di Msn Messenger.
Altre accuse di monopolio nel settore furono mosse nel settembre 2000, quando fu rivelato che da ben otto mesi i due network Icq e Aim erano collegati e intercomunicanti ma che America On Line, a parte alcuni test, non aveva la minima intenzione di standardizzare il settore e che anzi di fatto boicottava gli utenti di Icq. Benché entrambi siano di proprietà del colosso Aol-Time Warner, Aim e Icq sono stati sinora incompatibili e solo nello scorso settembre è stata annunciata una prossima release, la versione 5.1, con cui verrà “rimossa la lastra di vetro che li teneva separati”, come ha dichiarato Anne Bentley, portavoce del colosso dell’editoria statunitense.

Super classifica: Aol in vetta

Tra maggio e ottobre del 2002 si è presentato uno scenario ancora più complesso, con una scacchiera popolata da numerose figure nuove. Aol è indubbiamente il leader del settore, con 150 milioni di utenti registrati (a cui si sono aggiunti gli utenti di iChat, nuovo programma compatibile integrato nel sistema operativo della Apple Osx) seguito da Icq con 120 milioni di utenti. Microsoft non è stata ad aspettare e ha creato e inserito nel suo sistema operativo Windows XP un suo programma di messaging, che dichiara arrivato a 46 milioni di utenti. A complicare la situazione c’è Yahoo, anch’essa forte di un sistema proprietario. Inoltre la rilevazione dei dati e delle percentuali è imprecisa dato l’alto numero di persone che fa utilizzo simultaneamente di più di un programma.

Alla ricerca dello standard

A questa esigenza di comunicazione tra standard ufficialmente incompatibili hanno cercato di sopperire programmi di terze parti come Trillian, che consentono di connettersi, con un unico client, a tutti i principali network di instant messaging. A fine ottobre si è formato, con il placet dell’Internet Engineering Task Force, un gruppo di lavoro per la creazione di uno standard aperto per la messaggeria breve. L’Extensible Messaging and Presence Protocol (Xmpp) dovrebbe in un prossimo futuro permettere di inviare in Rete messaggi a chiunque, a prescindere dal software che usa, esattamente come succede per la posta elettronica. Il gruppo di lavoro tuttavia potrebbe trovarsi in competizione con Ibm e Microsoft, che stanno portando avanti un altro standard simile, chiamato Simple.
Nel frattempo la posta in ballo è ulteriormente cresciuta. Grandi aziende come Sprint stanno adottando sistemi di messaggistica sui posti di lavoro e Aol (nonostante sia sotto indagine per monopolio da parte della commissione di vigilanza federale statunitense) è attualmente in netto vantaggio nella lotta per il predominio dell’instant messaging, grazie all’integrazione tra i suoi due network e soprattutto con il recente riconoscimento del brevetto.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it