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La fine (ingloriosa) di MyTunes?

Un altro tool che trasformava il programma iTunes di Apple si trova nei guai: ma questa volta non c’è nessuna “longa manus” di etichette, associazioni di discografici nè software house sul piede di guerra. Tutta colpa di un crash.

di Nicola D’Agostino

Comparsa alla fine dell’ottobre dello scorso anno, MyTunes è una utility che riabilita la possibilità di copiare e non solo ascoltare i file audio condivisi dagli utenti nella versione Windows del software iTunes di Apple. Ora la corsa di MyTunes potrebbe essere giunta ad una brusca fine e, una volta tanto, non per colpa di un’azione legale intentata dalla software house “lesa”.

La recente irraggiungibilità della pagina web di MyTunes, on line da novembre del 2003 dopo qualche problema forse dovuto alla troppa popolarità del software, sulle prime confermerebbe le paure di chi si attendeva prima o poi una reazione dell’azienda di Cupertino, come già successo per iCommune. Il motivo è invece un altro: l’autore, Bill Zeller, pare essere stato vittima di un crash di sistema che ha danneggiato irrimediabilmente il contenuto del proprio hard disk, e con questo il codice sorgente di MyTunes.

Il programma era stato reso pubblicamente disponibile in forma gratuita ma solamente come eseguibile e l’unica copia del sorgente era nel disco fisso danneggiato. Zeller, che era al lavoro sulla nuova versione sta ora valutando se rimettere on line l’ultima release, la 1.2 ma pare non sia intenzionato a riscrivere da capo il codice.

Una fine ingloriosa e banale, ma una volta tanto lontana dal cliché della repressione tout-court, per un software scaricato da decine di migliaia di utenti e che pur togliendo limitazioni a iTunes non si spingeva troppo in là. Con MyTunes (tuttora reperibile e scaricabile da siti di terzi in Rete) anche se diveniva possibile la copia dei brani, restava la restrizione all’ambito delle reti locali e quella relativa ai file acquistati sull’iTunes Music Store e protetti dal Drm (Digital Rights Management) di Apple (bersaglio invece degli sforzi di Jon “Dvd” Johannsen).

Inoltre, Zeller stesso, nonostante i toni scherzosi e l’opinione diffusa che la sua opera ripristinasse un diritto degli utenti, si cautelava sulla propria pagina ricordando l’illegalità dell’infrazione del copyright e fornendo un link al sito anti-pirateria dell’associazione dei discografici statunitensi, la Riaa.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it