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iTunes craccato, ma non troppo

Riprodurre la musica protetta di Apple anche su computer non abilitati? Ora si può, a patto di essere i legittimi proprietari. Più pirateria per tutti o meno stress da guardie e ladri?

di Nicola D’Agostino

Nel giro di pochi giorni sono apparsi ben due software open source per aggirare alcune delle limitazioni del sistema di protezione usato sui brani dell’iTunes Music Store.
Prima in ordine cronologico è l’ultima versione del programma multipiattaforma Vlc, Video Lan Client, da poco seguito dall’utility PlayFair il cui nome è un gioco di parole che ironizza sulla tecnologia usata da Apple, Fairplay.

Fairplay è stata acquisita dalla Veridisc ed è usata dall’azienda di Cupertino per la sua vendita di musica on line sotto forma di file Aac (Advanced Audio Codec), recentemente scelto come futuro formato per i Dvd Audio dal Dvd Forum.

Il sistema di superamento della protezione usato da Vlc e PlayFair si deve all’opera di Jon Johanssen, già noto per la realizzazione (e le cause relative) al DeCSS del Dvd. Il norvegese Johannsen aveva fatto un primo passo verso la forzatura del lucchetto dei file Aac già nello scorso novembre, un mese dopo il lancio di iTunes per Windows.

La violazione funziona grazie all’estrazione di particolari “chiavi” di autorizzazione prelevate da un riproduttore iPod o da un sistema Windows, ma necessita attualmente della presenza di file Aac regolarmente acquistati e con licenza (in cui è presente un identificativo del cliente).

È opinione comune che Apple, che ha lanciato l&#8217iTunes Music Store all’inizio dello scorso anno, abbia implementato un sistema di protezione efficace, ma al tempo stesso non severo che rassicurasse le etichette discografiche ma che non penalizzasse né criminalizzasse eccessivamente l’utente finale.

Questa scelta non trova però d’accordo i molti critici a prescindere del Drm o coloro che trovano ingiuste le limitazioni sul numero o sul tipo di computer su cui ascoltare i brani regolarmente acquistati. È per questo che l’opera di reverse engineering sul Fairplay da parte di Johanssen (che permette la copia e la riproduzione libera, ma solo da parte degli acquirenti legittimi) potrebbe sì dare il la alla pirateria della musica venduta da Apple, ma potrebbe anche rivelarsi, oltre che uno strumento per rivendicare un uso più flessibile e rilassato della musica scaricata, anche paradossalmente un insperato alleato nell’espansione della clientela.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it