Nicola D'Agostino (.net) - Articoli, traduzioni, grafica, web

iPhone Magazine 21 – La fine di un’era?

Steve Jobs non è più l’amministratore delegato di Apple. La sua lettera è chiara: il testimone passa definitivamente a Tim Cook, mentre lui assume un ruolo minore all’insegna della continuità.

di Nicola D’Agostino

copertina di iPhone Magazine 20Nonostante le non buone condizioni del cofondatore di Apple e le tante speculazioni su possibili successori pubblicate in questi anni su riviste, siti e blog, la notizia è indubbiamente una doccia fredda per molti operatori del settore e soprattutto per gli utenti finali. Lo è in particolare per quelli avvicinatisi ad Apple con l’iPhone, nell’era dell’iPod o ancora prima, all’esordio dei primi, coloratissimi iMac. È un’utenza cresciuta enormemente grazie al lavoro che Jobs ha fatto a partire dal 1997, quando è tornato a Infinite Loop e ha messo a soqquadro Apple, dandole uno scossone rinvigorente e al contempo tagliando vari rami, anche non secchi, per costruire qualcosa di nuovo. Un qualcosa di diverso dal passato, più aggressivo, più solido e in grado di proseguire anche senza di lui.
Molti sottolineano come Apple sia sostanzialmente identificabile con Jobs e che la sua abilità ed esperienza siano quel quid che ha permesso di inanellare un successo dopo l’altro. In queste affermazioni c’è del vero, ma non si tiene conto dell’apporto fondamentale che hanno avuto e continuano ad avere gli altri dirigenti. Da Phil Schiller a Jonathan Ive passando per Jon Rubinstein, Avie Tevanian e Jon Fadell (non più in Apple), arrivando a Ron Johnson, Scott Forstall, Eddy Cue. E Tim Cook, ovviamente. Senza di lui Apple non sarebbe la stessa e la sua nomina non è che un adeguamento formale a un ruolo che già svolge egregiamente da diversi anni. Con l’approvazione di Steve Jobs.

Una versione di questo articolo è stata originariamente pubblicata su iPhone Magazine 21, dell’ottobre 2011