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iPhone 3G e AppStore: le voci contro

Obiezioni e critiche allo scenario delineato da Apple che potrebbe rivelarsi un po’ meno completo e idiliaco di come prospettato.

di Nicola D’Agostino

Mentre la macchina promozionale e commerciale di Apple e dei suoi partner nel mondo procede verso l‘11 luglio, si scopre che c’è anche chi l’iPhone non lo vuole, ad esempio il 91 percento dei giapponesi.  
Nei giorni scorsi il sito Tech-On ha diffuso un sondaggio (fatto però poco prima della presentazione ufficiale di Apple) secondo cui su 402 utenti di Internet con età tra i 20 e 49 anni, meno di un decimo è interessato al supercellulare con la mela mordicchiata. Tra i motivi del poco interesse pare esserci la batteria non sostituibile ma bisogna tenere anche conto delle particolarità del mercato nipponico, uno dei più avanzati del mondo e con clienti esigenti perché abituati a dispositivi curati sia sul lato estetico che quello funzionale.

Emerge poi qualche perplessità anche sul lato dei servizi e in particolare sul meccanismo economico e di distribuzione di software tramite l’AppStore. Pare ad esempio che Apple lasci poca libertà a sviluppatori e software house e voglia imporre limiti di dimensioni e prezzo per il software che distribuirà: secondo The Unofficial Apple Weblog la dimensione massima dei programmi sarà di 2GB e per gli applicativi a pagamento i prezzi non potranno superare i 999.99 dollari o essere inferiori a 99 centesimi.

Si leve poi una voce a favore del sistema parallelo e non ufficiale che in questi mesi ha fatto nascere e distribuito tanto software, l’Installer.app di Nullriver. Cupertino non vede di buon occhio e ha sistematicamente ignorato questo microcosmo di utility e programmi a volte acerbi o futili ma talvolta di ottima qualità. È vero che alcuni dei titoli o degli sviluppatori di punta (pensiamo a Band di MooCowMusic) stanno migrando all’AppStore ma il futuro consiste probabilmente nella coesistenza dei due canali di approvigionamento per motivi di ricchezza e varietà dell’offerta ma anche di indipendenza dalle quote e dalle restrizioni che Apple impone.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it