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Il social bookmarking di Delicious compie cinque anni

Ripercorriamo la storia e i meriti dello storico servizio: un pioniere del Web 2.0 nell’organizzazione dei contenuti online e nell’uso di feed, networking sociale e soprattutto del tagging.

di Nicola D’Agostino

Sono passati cinque lunghi anni dal settembre 2003 quando il servizio di bookmarking sociale Delicious è comparso online per mano di Joshua Schachter. Un’epoca in termini assoluti ed effettivamente Delicious è un veterano non solo di Internet ma anche del Web 2.0, che ha contribuito a promuovere e far crescere. L’idea originaria però, quella di archiviare online i bookmark e sfruttare la potenza del tagging, dei feed e del social networking, è attuale come non mai.

È innegabile che in questi anni la creatura di Schachter abbia fatto molta strada. Da hobby è diventato un lavoro a tempo pieno, ha poi attirato i primi investitori (tra cui Marc Andreessen) e infine l’attenzione di Yahoo! che nel dicembre del 2005 lo ha acquisito sborsando una cifra tra i dieci e i quindici milioni di dollari.

Dal 2003 al 2008 il servizio è cresciuto in funzionalità e pubblico ed è maturato, acquisendo una piccola ma motivata squadra di sviluppatori ed addetti che ha realizzato estensioni per browser e che, quando Schachter ha lasciato Yahoo!, ne ha proseguito degnamente l’opera, svelando un atteso redesign e rilanciando la visione originaria di uno strumento capace di domare gli indirizzi e le informazioni del web.

Oltre ai numerosi meriti per cui è usato ed apprezzato dai suoi utenti (nel 2007 ne aveva tre milioni), Delicious ha quello di aver diffuso e spinto i tag e le tassonomie dal basso, le cosiddette folksonomie, sia direttamente che indirettamente con “vittime” illustri quali Flickr, con cui si è poi ritrovato in casa Yahoo!.
Con la sua formula per gestire, riorganizzare, ricercare, condividere e segnalare i bookmark, Delicious ha stimolato la nascita di concorrenti, emuli e cloni, rivolti alle esigenze personali ma anche agli ambiti aziendali convincendo a lanciarsi nel settore ed a esplorare il potenziale del bookmarking colossi come Google e persino i “vecchi” Microsoft e IBM.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it