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Il risveglio di Altavista: obiettivo Google

Addio alle velleità da portale, addio alla pubblicità grintosa in home page, addio al logo montanaro: l’ex principe dei motori di ricerca tenta la rimonta nei confronti del rivale e usa le stesse armi. All’insegna del “less is more”.

di Nicola D’Agostino

Altavista è intenzionata a “riaffermare la sua posizione di leadership nella ricerca globale” secondo l’amministratore delegato Jim Barnett. Per raggiungere l’obiettivo, il sito si semplifica, perde tutte le caratteristiche di portale (assunte nel tentativo di competere con Yahoo), elimina la pubblicità invasiva in home page, velocizza l’aggiornamento dei suoi archivi e implementa e rafforza i servizi di ricerca.

La nuova strategia punta a recuperare i milioni di visitatori persi negli scorsi anni, perlopiù a vantaggio di Google: Altavista adotta la filosofia del “less is more” e abbandona il suo vecchio logo. Addio montagna, addio giallo e addio definizione “the search company”. Si passa a un nuovo look and feel all’insegna dell’essenzialità.

Altavista è stata creata nel 1995 a scopi dimostrativi da ingegneri della Digital Equipment. Resa disponibile su Internet (originariamente all’indirizzo http://altavista.digital.com/) si è affermata rapidamente come strumento di ricerca veloce ed efficace. Nel 1998 la Digital è stata acquisita dalla Compaq Computer che ha scelto di trasformare Altavista in un’azienda separata, finendo per venderla nell’agosto 1999 alla Cmgi, compagnia specializzata nell’investimento di capitali su Internet. La Cmgi ha trasformato Altavista in un portale web, investendo più di 100 milioni di dollari (parte dei quali in una ciclopica campagna pubblicitaria) e preparando una quotazione in borsa mai realizzata a causa della crisi economica statunitense del settore dell’Information Technology del 2000. I due anni successivi hanno visto Altavista alle prese con numerosi licenziamenti, con le dimissioni del suo direttore esecutivo, con una serie di ristrutturazioni e rilanci dell’immagine.
Un duro colpo è stato assestato dalle polemiche riguardanti il servizio “Express Inclusion” (che consentiva l’inserimento “facilitato” di Url dietro pagamento) e dalla notizia che il database di indirizzi non era stato aggiornato per diverse settimane tra luglio e ottobre dello scorso anno.
Tutto questo mentre Google guadagnava terreno facendo tesoro della lezione di Altavista: velocità, efficienza e semplicità. Nel settembre del 2000 le rilevazioni le assegnavano circa 13,9 milioni di visitatori mensili. Un anno dopo la cifra era scesa a 5,7 milioni. Nello stesso periodo Google era passato da 5,7 milioni a 18 milioni.
Un primo tentativo di competere con il rivale è stato il lancio di Raging Search, un servizio di ricerca senza fronzoli, poi riassorbito da Altavista e trasformato nella sua versione di ricerca testuale. A questo è seguita l’adozione del motto The Search Company, altro segno di una precisa volontà di “ritorno alle origini”. Con l’ulteriore rinnovamento di questi giorni, Altavista mostra di essere intenzionata a riconquistare le posizioni perdute concentrandosi sulle funzioni di ricerca.

Numerosi sono i punti di contatto con Google, che vanno ben al di là dell’interfaccia spartana e dell’assenza di spazi pubblicitari chiassosi e invasivi. L’aggiornamento dei risultati è stato potenziato: Altavista ora aggiorna ogni 24 ore la sua lista delle parole più cercate e il 50 per cento dei risultati di ogni giorno. Barnett afferma che su un miliardo di voci circa 20 milioni verranno ri-archiviate più spesso, con una frequenza quintupla rispetto al passato. I risultati includono, oltre alle pagine web, anche immagini (Google ha il servizio Google Images), audio e file video e i file Pdf (altro punto di forza di Google).

La procedura di ricerca è stata facilitata e potenziata: oltre alla classica “Ricerca Avanzata” è disponibile “Maggiore Precisione” (More Precision nella versione inglese), una comoda maschera per inserire termini esatti senza usare simboli o operatori particolari. A questo si aggiunge Altavista Prisma, un motore di ricerca assistito, tradotto anche in italiano, spagnolo, tedesco, e francese, che mostra e suggerisce parole correlate, permette di modificare le interrogazioni e di aggiungere o sostituire termini.

Cambia anche la pubblicità: sono stati eliminati banner e spazi promozionali grafici dalla home page e, come già fatto da Google, le pubblicità si spostano all’interno, sotto forma di link suggeriti e inerenti alla ricerca in corso.
Le similitudini con Google proseguono infine anche nella nuova versione delle news: Altavista dispone di una pagina con più di 3000 fonti, rinnovate ogni 15 minuti e permette inoltre la ricerca di notizie secondo criteri tematici, geografici e temporali.
Per chi volesse approfondire è possibile fare un tour guidato di queste e delle altre caratteristiche del nuovo Altavista.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it