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Il Macintosh compie 25 anni

Il più “personal” dei computer compie un quarto di secolo. Ma mentre tutti festeggiano Apple non soffia sulla candeline, occupata da ben altre questioni.

di Nicola D’Agostino

24 gennaio 1984: è la data di nascita del computer che ha dato luogo alla seconda rivoluzione dell’informatica personale.

Annunciato da un visionario spot pubblicitario di Ridley Scott, il Macintosh riuscì dove il Lisa aveva fallito: rendere semplice e accessibile l’enorme potenziale dell’information technology adottando e elaborando le idee dei laboratori PARC di Xerox.
La storia ha poi visto Apple relegata a percentuali marginali e Microsoft diffondere quelle idee, ma il primato di innovazione resta tant’è che si può affermare che, sostanzialmente, ogni PC attuale è un Macintosh.

In quel primo modello con un processore a 8MHz, soli 128K di Ram, e solamente un’unità floppy da 400K c’erano difatti già tutte le coordinate chiave dell’attuale informatica “per tutti” e in questi giorni su carta stampata, televisione nonché su Internet è un florilegio di celebrazioni. C’è chi evidenzia l’interfaccia grafica, chi la portabilità, chi l’ergonomia, chi le capacità tipografiche, e chi sottolinea l’enorme attenzione al design, per cui Apple è tutt’ora celebre.

E Apple? Purtroppo ancora una volta ha scelto di ignorare la ricorrenza. Come nel 2006, quando ricorreva il trentennale della sua prima fondazione, non ci sono iniziative speciali e nemmeno un cenno simbolico sul sito Apple.com. Del resto Jobs non è tipo da nostalgia e ora come nel 1984 lo sguardo e le energie di Apple sono probabilmente tutti rivolti avanti, verso il futuro.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it