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Il futuro da toccare è presente

Le innovazioni nei dispositivi di controllo e di interazione viaggiano tra fantascienza e ricerca applicata: olografia, tridimensionalità ma anche nuovi (ma vecchi?) mouse e tastiere.

di Nicola D’Agostino

Annunciata con lo slogan “pulita e indistruttibile”, la scorsa estate ha fatto parlare di sé HoloTouch, tastiera olografica i cui pulsanti fluttuano e vengono premuti a mezz’aria. HoloTouch, che si prevede sarà utilizzata in chioschi informativi a Manhattan, sposa la tecnologia dell’olografia, che fornisce l’illusione della tridimensionalità a una proiezione, con un sistema di sensori ad infrarossi per proporre un modo nuovo e svincolato dai limiti delle vecchie tastiere “fisiche”.

HoloTouch può semplificare l’interazione: ecco una proposta per una tastiera telefonica in macchina.

Un altro utilizzo possibile della tecnologia è in sala operatoria, dove oltre ai comandi è possibile avere anche uno schermo per un riscontro visuale delle operazioni.

Ancora più radicale è il lavoro svolto dal progetto Tangible Media Group dell’università statunitense Mit: SenseTable propone di interfacciarsi con il computer manipolando oggetti fisici su una superficie sensibile con un feedback visuale su quest’ultima.
Se quanto appena letto ricorda una scena del film di fantascienza “Minority Report” è perché uno dei ricercatori del Mit è stato consulente degli aspetti informatici del film.

Più facile da vedere e capire che da spiegare, SenseTable ha anche usi pratici, essendo stato usato come “motore” tecnologico di Audiopad, strumento di composizione e performance per musica elettronica.

Quelle elencate non sono però le uniche strade che si stanno percorrendo alla ricerca di nuove modalità di interazione, o perlomeno non sono tutto ciò che ribolle nei laboratori di ricerca privati e non. In molti casi non ci si allontana troppo dalle forme degli attuali dispositivi di controllo, ma ci si concentra sull’estendere ed incrementare la funzionalità (e l’utilità).

È il caso di progetti relativi a display e mouse per non vedenti e neo-tastiere per disabili, ma la ricerca investe anche oggetti che entreranno o sono già entrati in tutte le case. Si va dai prodotti a sfioramento FingerWorks al mouse ottico wireless dalla strana forma sferica di Sony fino alle speculazioni in merito a un brevetto di Apple per un mouse con un “trackpad” circolare, una sorta di rotellina a 360° che apre nuove prospettive di movimento e manipolazione spaziale.

Per molti esperti però le periferiche di input attuali sono vecchie, superate e limitanti, sopratutto se pensiamo che molte delle tecnologie di organizzazione e interazione informatica adottate negli ultimi due decenni (mouse, rappresentazione e manipolazione grafica dei dati e metafore iconiche) sono null’altro che implementazioni (qualcuno aggiunge “in ritardo”) delle idee, teorie e studi negli anni ‘60 e ‘70 di personaggi come Doug Engelbart e da Jef Raskin.
Ecco perciò motivata la spinta verso l’astrazione dell’interazione (olografia, tridimensionalità, virtualità) che però porta con se numerosi problemi tecnici e culturali, tra cui timori relativi a un possibile tecno-analfabetismo di massa.

Una soluzione universale e definitiva, o perlomeno un approccio comune al problema, sono ben lungi dall’essere disponibili. La necessità, però, è concreta: indagare e ideare nuovi metodi di interazione con i mezzi informatici, per superare limiti attuali e futuri che rischiano di impedirci di godere appieno della tecnologia di cui disponiamo e disporremo.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it