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I (primi) vent’anni di Cisco Systems

Da quando due ricercatori presso l’Università di Stanford dettero vita fra le mura di casa al primo router multiprotocollo e di fatto all’azienda leader del settore networking, molto è cambiato: non la voglia di continuare a sperimentare.

di Nicola D’Agostino

Per Cisco Systems il dicembre 2004 porta con sé un anniversario importante, che sancisce il passaggio di due decenni da quando una coppia di ricercatori dell’università di Stanford, Leonard Bosack and Sandra Lerner, ideò il primo router multi-protocollo. Bosack e Lerner, secondo la leggenda, realizzarono i loro primi router da vendere grazie all’aiuto di amici, investendo tutte le proprie finanze e assemblando i dispositivi nella loro sala da pranzo, da cui sono partiti alla conquista del mercato internazionale.

Vent’anni più tardi Cisco è la più grande azienda di networking al mondo, quotata in borsa a partire dal 1990, con un fatturato annuo di 22 miliardi di dollari statunitensi, più di 30 mila impiegati e ben 259 sedi in tutto il globo.

Il successo di Cisco ha reso ricchi i suoi fondatori e numerosi tra i suoi dipendenti. È strettamente legato all’esplosione di Internete della net-economy negli anni ‘90, ma anche al suo drastico ridimensionamento, in seguito al quale l’azienda ha iniziato a diversificare la clientela andando oltre il mercato delle imprese e rivolgendosi anche ai carrier delle telecomunicazioni e al settore consumer.

Negli ultimi anni, inoltre, la concorrenza si è fatta più incalzante: la quota di Cisco, seppur alta, è diminuita di 14 punti dall’originario 90%, a vantaggio della aggressiva e tecnologicamente avanzata Juniper Networks o di Huawei Technologies che dalla natia Cina si sta espandendo verso una dimensione mondiale.

Alla soglia dei vent’anni, Cisco si trova in una fase delicata, in cui il colosso si deve rimettere in moto e giocare bene le proprie carte per riaffermare la propria posizione e recuperare il terreno perduto.
Le ultime mosse sembrerebbero promettere bene: il 2004 ha visto l’azienda compiere ben 10 acquisizioni, quattro in più rispetto allo scorso anno. Alcune di queste sono state un mezzo per differenziare ed espandere la propria offerta, come nel caso della piccola Linksys, grazie alla quale Cisco si è lanciata alla conquista dell’utenza privata, che rappresenta oggi per il 50%.
Altre campagne acquisti strategiche sono quella della concorrente Procket Networks e di Bcn Systems, che hanno portato non solo quote di mercato ma sopratutto un’infusione di nuove tecnologie e risorse umane in ambito research & development. L’altro obiettivo di Cisco è infatti quello di recuperare l’immagine di impresa attenta all’innovazione e alla ricerca, cui nell’anno fiscale appena concluso ha elargito un budget da 3 miliardi e 300 milioni di dollari.

In questo contesto rientra il lancio, nel maggio scorso, di una nuova serie di router di fascia alta: Core Router Series-1 permette al marchio di recuperare lo scarto tecnologico accumulato nei confronti di Juniper e segna sopratutto il ritorno all’ovile di Tony Li, considerato un guru dell’Ip routing, che dopo aver lasciato Cisco aveva contribuito sostanzialmente ai successi di Juniper e Procket.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it