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Googlewashing, superati dai copioni

Ovvero: quando i motori di ricerca premiano chi “cita” i post e gli articoli di altri. E le conseguenze possono essere anche economiche, visto l’importanza che via via assumono gli annunci pubblicitari contestualizzati.

di Nicola D’Agostino

Potrebbe succedere a tutti noi: scoprire con una ricerca a proposito di un tema cui si è dedicato spazio sul proprio sito o blog e ritrovarsi superati da altre pagine che semplicemente citano il nostro post o riportano estratti del nostro testo. In diretta dalla rete

Il fenomeno si chiama “Googlewashing” ed è diretta (e spesso spiacevole) conseguenza del modo in cui funzionano i motori di ricerca, nello specifico, il Page Rank Google, che premia le pagine più popolari e interconnesse, e non necessariamente le fonti primarie.

Il Googlewashing può avere luogo in maniera volontaria, pensiamo ai fenomeni di Googlebombing in cui attacchi specifici o coordinati cambiavano i risultati delle ricerche, ma anche involontaria come nel caso dei blog, visto l’alto grado di interconnessione (tecnica e culturale) della blogosfera.

Tra le numerose vittime, per ironia della sorte, c’è anche un ingegnere di Google, Matt Cutts, che si è visto scalzato dal primo posto su un argomento molto specifico (quanto triviale) in un suo post perché riportato da parecchi altri blogger.

Nel caso specifico Google ha posto rimedio alla quesitone specifica ma il problema di duplicati e citazioni “vampiri” di hit sui motori di ricerca rimane.
Al momento non ci sono soluzioni definitive (una potrebbe essere l’adozione della data dell’inserimento nei tag html) e rischia di avere effetti potenzialmente gravi a livello di copyright, di immagine e anche di introiti pubblicitari, dato che il Googlewashing riduce notevolmente il traffico sulle pagine dell’autore legittimo.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it