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Google-o-rama

Costi e benefici di trovarsi nell’occhio del ciclone: dai siti che ne fanno la parodia ai concorrenti che ne copiano le funzioni, viaggio nel fenomeno nato attorno al motore di ricerca più usato del mondo.

di Nicola D’Agostino

Una prova dell’estrema popolarità del motore di ricerca sono i numerosi siti creati da appassionati, tecnofili e buontemponi. Alcuni sono delle interfacce che permettono di accedere a Google in maniera inedita, come GooFresh che permette di limitare le ricerche solo alle pagine web indicizzate di recente. Google Ultimate Interface offre invece un’interfaccia avanzata con cui è possibile impostare tutti i parametri di ricerca, ben oltre quelli offerti dalla ricerca avanzata del sito ufficiale.

TouchGraph GoogleBrowser è un applet Java che permette di navigare nella rete di collegamenti tra le similar pages (pagine simili) in una ricerca, mostrando mappe di collegamenti e relazioni mentre GoogleShare Calculator permette di verificare in quale percentuale un nome di persona è associato a una parola o tematica.

Google People è un’interfaccia che permette di interrogare il motore di ricerca ponendo domande precise su dati fatti e ricevendo una lista di persone presumibilmente collegate, in ordine di probabilità. Per esempio alla domanda su chi fosse il re di Spagna la risposta riportava in cima il nome di Juan Carlos.
Un mix degli ultimi due è fornito da Googlism che permette di leggere “l’opinione di Google su argomenti e persone”. Ovviamente i risultati non sono vere opinioni ma solo pensieri e opinioni estrapolate dal web e associati alle parole o nomi richiesti.
Google Fight e Google Smackdown sono due divertissement basati sulla statistica grazie a cui è possibile far “lottare” due parole (per esempio Dio e Satana, o Microsoft Explorer e Netscape Navigator) il cui vincitore è quella che ricorre più volte negli archivi di Google.

Per chi vuole un link a caso (sempre tra quelli presenti in Google) c’è Mangle Random Link Generator, elgooG è uno “specchio” di Google, dal titolo ai risultati, leggibili solo con l’ausilio di uno specchio (o molta pazienza) e Google Dance Tool permette di confrontare le differenza dei risultati sui vari server del motore di ricerca (ce ne sono sette), mostrando il loro variare durante l’aggiornamento.

E non è tutto: Google stesso contribuisce al suo mito con una serie di servizi accessori a prova di maniaco. Questi vanno dalla versione accessibile per palmari a una serie di ricerche contestualizzate: Apple Macintosh, BSD Unix, Linux, Microsoft, siti governativi Usa e il titanico Google Universities.

Non manca l’autoironia, come dimostra il curatissimo pesce d’aprile Google MentalPlex, l’adozione di loghi ad hoc per le varie festività e eventi e la lista di interfacce localizzate in lingua) tra cui il latino maccheronico, il Klingon, la lingua inventata nella serie televisiva Star Trek) e la grafia numerica pseudo-hacker.

Merita infine una segnalazione la creazione nell’inglese di un neologismo linguistico, il verbo to google (cioè cercare con Google), che ricorre sempre più spesso sia on-line che off-line (come per esempio in un dialogo della popolare serie televisiva “Buffy the Vampire Slayer”).

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it