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FriendFeed, largo al social media

Qualcuno lo vede come concorrente di Twitter ma è il volto di un fenomeno più ampio in crescita e dai molti potenziali: da capire e sfruttare per la socializzazione e per il lavoro.

di Nicola D’Agostino

Soli cinque mesi per conquistare un posto di primissimo piano sul mercato dei servizi ‘social’ su Internet: l’exploit dell’aggregatore di presenza online FriendFeed è davanti agli occhi di tutti e a sentire voci importanti della Rete quanto visto è solo l’inizio.

Comparso sullo scenario lo scorso febbraio FriendFeed è cresciuto anche a spese di Twitter, più volte in difficoltà a gestire la mole della sua utenza, e rappresenta più in generale la punta di diamante di una serie di servizi (tra cui SocialThing o Swurl) che intendono soddisfare le crescenti esigenze di aggregazione sociale riunendo in un’unica interfaccia varie attività, avvisi, contatti e contenuti.

Sul confronto con Twitter è eloquente il commento di Mike Arrington di TechCrunch che evidenzia come in pochi mesi il suo pubblico su FriendFeed sia salito a diecimila, la metà di quanto raggiunto da Twitter in due anni. Noi aggiungiamo che la struttura modulare di FriendFeed (che supporta circa 40 servizi) rischia di rendere Twitter un servizio come altri o quantomeno di minimizzare il problema di un eventuale passaggio ad uno strumento alternativo (e magari più affidabile) di micromessaggeria.
Twitter è in altre parole solo un modulo di un ambiente che funziona come social network, scopritore di notizie e link interessanti al punto che c’è chi si spinge a paragoni con del.icio.us e ovviamente un comodo strumento per il social streaming, e cioè accorpare e mostrare le numerose attività ed interessi del “padrone di casa”.

Tra i fautori più convinti c’è Steven Rubel di Micropersuasion che ha recentemente stilato una guida su come esssere produttivi con i Social media senza perdere il controllo. Nei tre punti salienti, tra fissare un obiettivo e delimitare quanto tempo investire c’è il consiglio di ridurre il rumore di fondo e concentrarsi sul segnale con servizi come FriendFeed. Tra le funzionalità messe in luce da Rubel ci sono le “stanze private” che possono trasformarsi in sistemi di accumulo dati o di condivisione e elaborazione per un gruppo di lavoro ma FriendFeed emerge anche come una possibile soluzione al secolare dubbio se partecipare alle community o meno, investendo invece risorse e tempo (che è poco e prezioso) in uno spazio proprio. Gli aggregatori sociali sono un metodo che potrebbe finalmente salvare capra e cavoli: con la ripubblicazione e accentrazione su una risorsa univoca (ed un solo indirizzo) ora entrambe le scelte possono venire ricondotte ad un sistema comune di gestione e, perché no, di socializzazione e promozione della propria presenza online.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it