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Folksonomy: l’altro modo di archiviare (e cercare) in Internet

Spinto dal successo di Flickr e soci ecco il fenomeno che sta riscrivendo la classificazione dei contenuti in rete. Ed รจ a misura e immagine degli utenti.

di Nicola D’Agostino

Il sito dedicato alla pubblicazione e alla condivisione delle foto, Flickr lo conoscono quasi tutti e ha avuto tanto successo che Yahoo se l’è persino comprato. Uno dei motivi non secondari del successo di Flickr è il cosiddetto “tagging”. La possibilità cioè di apporre alle immagini una o più parole chiave, che diventano patromonio pubblico di tutti gli utenti: per esempio per cercare immagini su un certo argomento, oppure navigando liberamente fra i tag, scorrendo la pagina dove sono evidenziati i tag più popolari.

Questa caratteristica ha trasformato quello che poteva rimanere un semplice archivio in uno strumento di social networking e sopratutto di (ri)organizzazione versatile delle informazioni e dei dati a misura d’utente.

Il “tagging” non è una caratteristica esclusiva di Flickr: i suoi responsabili hanno infatti dichiarato di essersi ispirati al precursore del.icio.us, che dal 2003 offre ai navigatori della rete uno spazio per ospitare i bookmark on line e gestirli, naturalmente per mezzo di “tag”.

Se per molti Flickr e del.icio.us sono solo degli utili servizi gratuiti, secondo altri si tratta di una radicale trasformazione nel modo di usare Internet.
Questa pratica con cui i navigatori della rete “etichettano” e riorganizzano a piacimento il mondo che li circonda è stato chiamato con il neologismo di folskonomy. Fusione dei termini “folk” (popolare) e “taxonomy” (tassonomia), “folksonomy” è un termine che racchiude e definisce le pratiche, messe in atto quotidianamente dai surfisti di Internet, di classificazione e organizzazione collaborativa dei contenuti della rete.

La procedura è semplice ed efficace. A ogni inserimento di un nuovo link, immagine o altro dato, l’utente appone una o più parole che descrivono e classificano il contenuto. E’ grazie a queste informazioni aggiuntive che in seguito sarà possibile gestire e richiamare in maniera selettiva e versatile i dati che ci servono, pescando tra i nostri e quelli degli altri: le “folksonomy” traggono infatti forza anche e sopratutto dal numero e dalla condivisione.

Flickr e del.icio.us sono solo due esponenti di punta di un cosmo di iniziative che annovera tra gli altri blogmarks, 43 things, Simpy, Technorati, CiteULike, Maple ed altri ancora.

Qualcuno si è anche spinto a sottolineare come la folksonomy (anzi le diverse folksonomy) non sarebbero altro che la concretizzazione tanto attesa del “web semantico” ma con una soprendente spinta dal basso o comunque un sistema alternativo alle tassonomie create da entità centralizzate.
Per altri rischia addirittua di diventare un metodo di orientamento alternativo a quello dei motori di ricerca.

Si tratta di valutazioni forse premature in questa fase, ma è indubbio che le folksonomy si stanno diffondendo e che c’è qualcosa di nuovo e di molto interessante. Siamo di fronte a un sistema che pone al centro l’utente, che classifica imponendo punti di vista decentralizzati, priorità e interessi imprevedibili. Certo, i rischi di confusione, la difficoltà di gerarchizzare le classificazioni possono costituire ostacoli molto alti sulla via dell’affermazione del metodo della tassonomia dal basso. I progressi però sono evidenti e le opportunità ancora inesplorate. Il fenomeno merita tutta l’attenzione.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it