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Flavia Biondi e “La Giusta Mezura”

Il 20 marzo 2018 ho moderato un incontro presso la Biblioteca Comuncale di Imola (BO) con la fumettista ed illustratrice Flavia Biondi. Ecco una trascrizione parziale della serata, in cui Biondi parla del suo ultimo libro a fumetti per Bao Publishing.

di Nicola D’Agostino

Nicola D’Agostino: Qual è stata la tua formazione? Ci parli del tuo progredire tra l’autoproduzione (che continui a fare) e i libri che hai pubblicato per uno dei più grandi – se non il più grande – degli editori di libri a fumetti italiani, che è Bao Publishing?
Flavia Biondi: Io come formazione mi sono trasferita a Bologna per fare l’Accademia di Belle Arti in cui c’è un indirizzo di fumetto e illustrazione. È l’unica Accademia in Italia che ha quest’indirizzo. Ho parlato di essermi trasferita a Bologna perché è una tematica che riguarda anche “La Giusta Mezura”, che è ambientato […] nella Bologna degli studenti e degli ex studenti che sono rimasti, quindi in qualche maniera [nel libro] c’è appunto anche parte del mio percorso personale. […]
Tutte le mie storie sono piene di frammenti, di pensieri, di spunti che sono anche miei personali. Io sono andata a studiare a Bologna a diciotto anni e sono rimasta via da casa per molti anni e ho preso coscienza in ritardo della vita della mia famiglia e quindi [“La generazione”] non è la mia storia ma ci sono delle riflessioni personali a riguardo. Anche per quanto riguarda “La Giusta Mezura” non è la mia vicenda, ma so sicuramente cosa vuol dire al giorno d’oggi avere trent’anni ed esser cresciuti… diciamo negli anni prima della “crisi”. [Anni] in cui sembrava ancora che studiare, avere un lavoro, fossero cose che quasi ci spettassero di diritto e si pensava di avere la possibilità di inseguire il famoso sogno nel cassetto e tutto il resto. Faccio parte di quella generazione di trentenni delusi che si ritrovano tutti i giorni a tornare a rimisurare le proprie ambizioni a doversi tutti i giorni riaccorciare un po’ per rientrare nelle misure che ci vengono richieste. Quindi sì, non è la mia storia ma molte delle riflessioni [che ci sono] fanno parte della mia vita. […]

NDA: La “Giusta Mezura” cos’è?
FB: “La Giusta Mezura” è una parola che ha a che vedere con l’amor cortese. Come si arriva a questo dal titolo? I due protagonisti della vicenda, Mia e Manuel, sono due ex studenti universitari di Bologna che hanno continuato a vivere lì, continuando a vivere come capita a tantissimi, in appartamenti misti con tanti inquilini di età diverse, [con] chi lavora, chi non esce mai di camera, chi si è appena iscritto all’università. Hanno un inquilino fantasma che nessuno ha mai visto, hanno una studentessa al primo anno, un’infermiera che dovrebbe avere trentacinque anni e fa da mamma a tutti perché è lei che è intestato il contratto e gli altri sono “a nero”. Hanno la loro piccola famiglia adottiva abbastanza pittoresca. Mia ha fatto studi di Scultura e Manuel è una sorta di “studente di Lettere” che voleva fare lo scrittore. Nella vita di tutti i giorni in realtà lei lavora in un negozio che vende scarpe e lui fa il cameriere in una pizzeria.

NDA: E il libro comincia con lei…
FB: …che si licenzia dal giorno alla notte, con una battuta terribile, dicendo “Alzo i tacchi”.

L’amor cortese cosa c’entra? Manuel, dopo un insuccesso con qualche piccolo editore, sta avendo un po’ di attenzione attraverso un romanzo che sta scrivendo e pubblicando sul web. È una sorta di tributo al percorso classico del cavaliere, della dama, il drago, le prove da superare e ha dei riferimenti che s’ispirano a Andrea Cappellano e all’amor cortese. “La Giusta Mezura” è quella parola che indicava l’equilibrio nella costante ricerca fra la tensione amorosa più fisica e la tensione spirituale. Quindi in qualche maniera all’interno del libro e della coppia di protagonisti indica un po’ la loro ricerca di equilibrio nella situazione in cui si trovano dopo dieci anni di relazione con diecimila domande sul futuro, una certa nostalgia per il passato e una situazione di stallo nel presente. […]

Il punto di partenza per scrivere “La Giusta Mezura” era che volevo raccontare una storia d’amore ma non volevo raccontare né l’inizio né la fine. Nel senso che non volevo raccontare l’entusiasmo dell’innamorarsi e non volevo neanche raccontare di persone che si lasciano. Volevo raccontare due persone che resistono, quindi una storia di due persone che stanno insieme da già quasi dieci anni, che con la maggiore naturalità possibile si sono venuti a noia ma si vogliono ancora molto bene e vogliono stare insieme. Si trovano a confrontarsi con quel momento della vita che penso capiti a ogni coppia, in cui dici \’Che faccio? Andiamo avanti? Torniamo indietro?\’ C’è sempre quel gradino da superare, da capire. In qualche maniera sì, forse è un libro che parla più al trentenne di oggi perché l’ambientazione della storia riguarda i disagi della situazione attuale del lavoro però per quanto riguarda il racconto di coppia secondo me ci sono delle cose che sono valide per tutte le età.

NDA: Qual è la cosa o le cose di cui sei più soddisfatta in “La Giusta Mezura”.
FB: Innanzitutto sono contentissima della declinazione (?) di materiali con cui alla fine è stato fatto il libro, che è stato inizialmente pensato in bianco e nero e poi abbiamo deciso di stampare in monocromia di blu, [il] che consiste essenzialmente nel cambiare l’inchiostro in [fase di] stampa.

NDA: Quindi tu hai disegnato in nero…
FB: In scala di grigi e appunto i libri sono stampati col blu e questo ha dato al mio editore la possibilità di investire un po’ di più nei materiali che racchiudessero il racconto: un cartonato telato con una copertina incisa che è un po’ il crogiolo di ogni autore. [ride]

È molto piacevole.

NDA: Ha un aspetto importante.
FB: Sì, è una bella facciata. […]
È alla fine la spinta che c’è negli ultimi dieci anni in Italia, cioè con i fumetti autoconclusivi autoriali, cioè le Graphic Novel. Si cerca di ridare una dignità a quello che comunque è il fumetto che spesso e volentieri, per chi non è un lettore, è associato a Topolino, al fumetto da edicola, da cui [non voglio] togliere niente – perché ci sono fumetti meravigliosi – ma semplicemente dare dignità all’oggetto proponendolo in un modo che faccia piacere avere in libreria. E per quanto riguarda “La Giusta Mezura” volevamo che la stampa a incisione creasse un effetto tattile che in qualche maniera rendesse anche un po’ quella che è l’anima del libro, cioè un sentire che non fosse una copertina liscia ma […] ti lasciasse aggrappare all’oggetto come alla storia, volevamo che il messaggio cominciasse con un contatto fisico.

Nota: la foto in apertura è di Andrea Franzoni di Vari.china mentre la striscia è un dettaglio di pagina 133 di “La Giusta Mezura”.