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Panorama – Facebook La Storia – intervista a David Kirkpatrick

Gli uomini più preziosi, l’effetto su società e governi, il valore, le sfide e le minacce più grandi: ne parliamo con l’autore del libro pubblicato in Italia da Hoepli e dedicato al rivoluzionario servizio di social networking di Mark Zuckerberg.

di Nicola D’Agostino

David Kirkpatrick a Bologna

La storia di Facebook dagli inizi nel campus di Harvard ai successi attuali: il giornalista di Fortune David Kirkpatrick è l’autore di quello che è al momento il testo migliore per capire l’ascesa del social network creato da Mark Zuckerberg e l’effetto che sta avendo sulla cultura e sulla società contemporanea, oltre che su Internet e sul mercato informatico.

Realizzato con la collaborazione di Zuckerberg e dei dirigenti di Facebook, il libro è stato pubblicato in Italia da Hoepli. In occasione del tour promozionale, Kirkpatrick ha condiviso il suo punto vista privilegiato sul popolarissimo servizio rispondendo ad alcune domande.

Quali ritiene siano le persone più importanti per il futuro di Facebook? Eccetto Mark Zuckerberg, ovviamente.
Ce ne sono diverse. Ritengo che attualmente Sheryl Sandberg sia la prima da citare. Ha avuto un successo straordinario nel monetizzare il business su cui Zuckerberg si concentra solo dal punto di vista dello sviluppo. Zuckerberg non pensa di dover cambiare Facebook per favorire una maggiore monetizzazione o vendere più pubblicità ma sa che può delegare questi aspetti a lei. La Sandberg sta facendo un lavoro fantastico: si dice che quest’anno Facebook avrà un fatturato di cinque miliardi di dollari ed è tutta opera sua. […]

La seconda persona è probabilmente Chris Cox, rvicepresidente dell’unità Product di Facebook e visionario a livello… diciamo che è giusto un gradino sotto Zuckerberg in quanto a visione. Non è un imprenditore, è più un intellettuale. Crede molto nelle teorie di McLuhan e cita spesso il “villaggio globale”. È lui il responsabile di Facebook (come prodotto) e lavora a stretto contatto con Mark [Zuckerberg] quindi è senza dubbio una figura chiave.

Poi ci sono diversi altri sviluppatori, tanti per citarli tutti anche se alcuni dei senior engineer sono estremamente importanti. C’è Dan Rose, che è uno dei pochi a essere in Facebook da molto tempo e che collabora con Sheryl all’opera di monetizzazione. Un altro è David Fischer che è a capo dell’advertising ed è alle dirette dipendenze della Sandberg: viene da Google ed è estremamente importante. Citerei anche Elliot Schrage che è il responsabile in capo del marketing e comunicazione aziendale: anche lui viene da Google dove ricopriva lo stesso ruolo ed è stato chiamato in Facebook da Sheryl […].

L’edizione originale del libro è stata pubblicata nell’estate dell’anno scorso. Quanto è cambiato Facebook nel frattempo?
Beh, l’azienda è cresciuta di altri trecento milioni di utenti attivi. È un dato stupefacente.
Inoltre ritengo che Facebook sia diventata ancora più parte integrante della cultura attuale. A dire il vero un po’ me l’aspettavo e ci contavo perché questo rende il mio libro anche più rilevante: [questa crescita] mi pareva plausibile ed è per questo che ho intrapreso la scrittura del libro […].

Penso che negli ultimi mesi siano accadute tre cose che hanno rafforzato l’importanza di Facebook agli occhi del mondo. La prima è stata il film, che ha trasformato Zuckerberg in una celebrità.
La seconda è stata l’affermazione da parte di Goldman Sachs che Facebook valeva una quantità straordinaria di denaro, cinquanta milioni [di dollari] a gennaio, dato che ha stupito molti, ma non me. E nel frattempo Facebook nelle transazioni private ha già una quotazione di ottanta milioni. […]
La terza cosa che ha davvero cambiato il modo in cui Facebook viene percepito è quanto successo in Tunisia, in Egitto e nel mondo arabo. Una volta che le persone hanno constatato il ruolo centrale di Facebook in paesi in cui non si sapeva nemmeno fosse usato e il fatto che stesse aiutando a cambiare il governo, è diventato palese che quello che io definisco “L’effetto Facebook” [“The Facebook Effect” in originale] è un qualcosa di davvero importante.

Nell’edizione italiana, però, il termine originario non è così prominente…
Lo so ma il titolo italiano mi piace perché [il libro] è davvero la storia di Facebook tanto quanto quella di Mark Zuckerberg, quindi “Facebook – La storia” è un ottimo titolo. […] Inoltre penso che abbia una ottima copertina con il “Like” e Zuckerberg che sorride. È una bella immagine.
[…] Penso che la Hoepli abbia fatto un lavoro fantastico in Italia […] e che stia prendendo il libro molto sul serio. Ritengo sia in parte motivato dal fatto che in Italia, Facebook è incredibilmente diffuso. C’è quasi un rapporto uno a uno tra chi ha una connessione Internet e chi ha un account su Facebook. […]

Ci ha detto quali sono le persone più preziose dentro Facebook, ma quali sono quelle più pericolose, gli ostacoli per il suo futuro?
Direi che sono tre le minacce maggiori.
La prima è sicuramente Google*. Si tratta dell’azienda che Facebook teme di più perché è talmente ricca e perché come ribadito da Eric Schmidt […] si stanno concentrando su come risolvere il loro problema “sociale”. Sanno che sinora hanno fallito e insistono a cercare di venirne a capo e questo preoccupa Facebook.

La seconda è probabilmente Neelie Kroes, che ha il ruolo di Commissario dell’Unione Europea per l’Agenda digitale. È fermamente intenzionata a proteggere la privacy e il diritto all’identità dei cittadini europei. E siccome l’Europa è il punto di riferimento mondiale in quanto a regolamentare Internet… non è sola ma è emblematica. Ciò che accade nell’Unione Europea influenzerà il resto del mondo e penso che una delle minacce per Facebook è il controllo che può venire imposto. Man mano che sempre più stati si renderanno conto della gestione dell’identità, di un qualcosa che ritenevano da sempre di loro responsabilità e che ora è in qualche modo gestito meglio da Facebook… […] un sistema che traccia l’identità meglio di quanto fanno i passaporti. E i governi non sanno come affrontare la questione. Quindi sarà una bella sfida.

La terza minaccia direi che è QQ Tencent, che è il soggetto più importante in Cina per quanto riguarda Internet e i social network. Facebook sa bene -come ribadito da Zuckerberg- che per avere successo deve sbarcare in Cina ma uno dei motivi per cui è difficile farlo è che c’è già un gruppo di aziende cinesi di successo . E QQ Tencent è la più forte. Ci sono state voci di un accordo tra Facebook e Baidu per il mercato cinese ma è Tencent quella da battere. Una cosa interessante di quest’ultima è che Tencent non è solo un avversario in Cina ma si sta espandendo in altri paesi. Hanno già investimenti in Vietnam, in India, in Russia. E in Russia hanno investito in Digital Sky Technology il che vuol dire che possiedono un pezzo di Facebook. […]
La Cina rappresenta una minaccia a Facebook perché la visione di Zuckerberg è che tutti nel mondo dovrebbero usare Facebook. E non può realizzare questa visione se non conquista il paese con la popolazione Internet più numerosa. Sinora non ha ancora trovato la strategia giusta ma sta studiando il [cinese] Mandarino, segno che sta affrontando il problema in maniera molto seria… […]

Quindi ritiene che Facebook abbia ancora un ampio margine di crescita?
Penso che Facebook continuerà a espandersi ma penso che diventerà sempre più difficile man mano che cresce e le questioni da affrontare diventano globali e gli avversarsi sono soggetti come Google, l’Unione Europea e gli operatori cinesi leader di Internet. Si tratta di grandi avversari. Non stiamo parlando di Foursquare o di Twitter. Sono ostacoli molto più grandi di quelli attuali. Sostanzialmente Facebook sta operando a un livello paragonabile alle Nazioni Unite. Deve operare e avere strategie su scala mondiale.

Quindi Facebook in realtà è un’entità multinazionale?
DK: È una delle entità aziendali più multinazionali mai esistite. Del resto domina letteralmente Internet in quasi ogni paese. […] Quello dell’Italia non è un caso così raro. In indonesia chiunque abbia una connessione a Internet è sua Facebook. E stiamo parlando di cinquanta milioni di persone. Si tratta di un fenomeno davvero globale che per ora non accenna a fermarsi.

* nota: l’intervista è stata fatta prima dell’esordio di Google+

Articolo originariamente pubblicato su Panorama.it