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Est est est, disse la Rete

Informatizzazione, connettività e telefonia dei paesi dell’Europa dell’est alla soglia del loro ingresso nell’Ue. Arrivano segnali positivi, alcune sorprese, ma anche problemi e arretratezze rispetto ai vicini occidentali: una panoramica sul mondo ex socialista.

di Nicola D’Agostino

A fine febbraio, contestualmente ad una conferenza tenutasi a Budapest, è stato reso pubblico il secondo resoconto eEurope+ relativo allo sviluppo dell’information technology e al digital divide nei paesi in procinto di entrare nella comunità Europea.

Il documento rappresenta tra le altre cose un’occasione preziosa per uno scorcio su una realtà, quella di molti paesi dell’ex blocco comunista, per molti aspetti giovane e con questioni da risolvere nell’ambito di connettività, informatizzazione e telefonia.

L’allargamento europeo prevede infatti oltre a Cipro, Malta e Turchia anche l’ingresso di Bulgaria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Repubblica Slovacca, Slovenia, Ungheria, e gli stati baltici un tempo parte dell’Unione Sovietica: Estonia, Lettonia e Lituania. Dal rapporto, ma anche da altri dati, risultano nelle posizioni più favorevoli Estonia, Slovenia, Repubblica Ceca e Slovacchia anche se in alcune di quest’ultime si nota un peggioramento rispetto al primo resoconto, risalente a due anni fa.

Il quadro generale presenta, tra le altre cose, una diffusione notevole dei cellulari, che superano talvolta le linee fisse e rappresentano un ghiotto mercato per gli operatori occidentali, un’Internet non alla portata di tutti a causa dei costi proibitivi dei computer e delle tariffe delle telco e dei provider, coperture inadeguate del territorio, e la mancanza di accessi pubblici.

L’informatizzazione è ancora incompleta e a sprazzi, ma ci sono alcune eccezioni come l’Estonia dove sono in uso tessere sanitarie elettroniche ed è possibile richiedere on line documenti come il passaporto, effettuare la dichiarazione dei redditi e in alcuni casi anche votare. Discreta è la situazione in Polonia e incoraggiante in Bulgaria, dove è possibile anche il cambio di residenza, con firma elettronica. Nell’informatizzazione delle scuole primeggiano Ungheria e Repubblica Ceca ma buoni risultati vengono anche dalla Romania.

Emergono anche problemi con l’infrastruttura: ci sono ritardi nell’opera di copertura del territorio e in quella di digitalizzazione delle reti telefoniche, in particolare al di fuori dei centri urbani. Questi fattori, come anche i costi e le lungaggini, hanno contribuito alla notevole diffusione dei cellulari: Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia negli ultimi tre anni hanno visto crescere il rapporto tra telefonia fissa e mobile nettamente a favore di quest’ultima.

Il numero degli utilizzatori di Internet dall’ultima indagine (del 2001) è all’incirca radoppiato arrivando al 14% ma si tratta di meno della metà della percentuale dei paesi già parte dell’UE. Ritardi da recuperare anche nell’uso della Rete: minore l’adozione dell’e-mail e la ricerca delle informazioni. Basso anche l’uso di servizi di e-commerce così come dell’home banking con punte massime del 14% contro il 23% dell’Europa occidentale. Da migliorare infine il capitolo relativo all’accesso pubblico: al primo posto Bulgaria, Ungheria ed Estonia ma risultano molto distaccate (e carenti) le altre.

Nell’accesso alla Rete sono due gli scogli principali di cui il primo è rappresentato dal costo dei computer. I più avvantaggiati sono polacchi, sloveni, cechi e slovacchi. La percentuale di pc-pro-capite massima è quella della Slovenia, che si avvicina alla media europea, del 35, ma negli altri paesi entranti si scende dal 20 fino al 12%. Dato ulteriore da non trascurare è che queste percentuali si riferiscono spesso all’uso di elaboratori in uffici e aziende: i numeri relaivi alle case sono molto più bassi.

Il secondo scoglio è quello relativo a costi delle connessioni: 20 ore mensili possono arrivare a pesare tra il 15% e il 20% del reddito mensile. La scelta è purtroppo tra le costose offerte “broadband” che spaziano dalla tv via cavo al wireless passando per le DSL o tra una diffusa realtà che vede l’uso di dial-up, con linee inadeguate, l’assenza di accessi gratuiti ai provider, e tariffe telefoniche esose nelle ore di punta.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it