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Ecco perché Apple passa a Intel

Alla Developer Conference Steve Jobs conferma le anticipazioni: la transizione, dice, nel segno della maggiore potenza e per un futuro al riparo da problemi e ritardi. Perché, aggiunge, l’anima del Mac è nel suo sistema operativo. Il lavoro che attende gli sviluppatori.

di Nicola D’Agostino

E’ una svolta non da poco quella appena messa in atto da Apple: alla Conferenza Mondiale degli Sviluppatori di San Francisco, il CEO Steve Jobs ha infatti annunciato (confermato sarebbe meglio dire, vista la quantità di anticipazioni dei giorni scorsi) un cambio radicale di processori per i computer Mac che, a partire dal 2006, monteranno CPU di Intel. Il passaggio ai chip x86 era stato più volte al centro di voci e indiscrezioni ma per anni Apple e Jobs hanno glissato sull’eventualità di abbandonare i RISC, prodotti in collaborazione con Motorola prima e IBM poi. In realtà, come ha confermato Jobs, una versione “segreta” per piattaforma x86 era pronta ed è stata continuamente aggiornata in questi anni, sin dalll’uscita primo Mac OS X, come piano di emergenza.

L’attuazione del piano d’emergenza e l’adozione dei processori Intel viene dallo stallo tecnologico causato da IBM, in ritardo di due anni sulla promessa di fornire G5 a 3 GHz e tuttora incapace di realizzare una versione per i portatili. Obbligata quindi la scelta dell’allenza con Intel che condivide con Apple radici storiche nella nascita della Silicon Valley e del personal computer e che secondo Jobs rappresenta la “migliore performance per Watt consumato” e la possibilità di “creare il migliore computer per il cliente che guarda al futuro”.

Dal punto di vista pratico la transizione di Apple, la terza della storia del Mac, sarà graduale e durerà perlomeno due anni, con la comparsa dei primi Intel-Mac (secondo alcune fonti Mac Mini e portatili) a giugno del 2006 ma nel contempo il supporto garantito per diverso tempo dei “vecchi” PowerMac.

Ma il futuro di Apple è più vicino e concreto di quanto si pensi: la presentazione alla Developer’s Conference di lunedì è stata effettuata su un prototipo di Mac con Pentium 4 e tra due settimane sarà disponibile per gli sviluppatori un kit di migrazione che includerà oltre a infortmazioni e codice di esempio anche il leasing di una speciale macchina con processore Pentium 4 a 3.6 GHz.

Dal punto di vista della compatibilità e della coesistenza del parco macchine PowerPC e Intel, Apple afferma che di gran parte del codice attuale può essere fatto un veloce e semplice porting. Inoltre il software per Mac, grazie all’ambiente di sviluppo XCode 2.1, verrà in futuro rilasciato in versioni (dette “fat”) in grado di girare su entrambe i processori. Per quei programmi di difficile conversione verrà infine in soccorso “Rosetta”, un traduttore dinamico in tempo reale di codice binario, il cui funzionamento è stato dimostrato dal vivo lunedì eseguendo sul prototipo Intel programmi Mac attuali come Word ed Excel di Microsoft e Adobe Photoshop, aziende che hanno comunque promesso di essere in prima fila nella migrazione.

Per chi infine si interroga sull’apertura di Apple alla concorrenza o al mercato dei cloni trasformandosi in semplice produttore di sistema operativo e software arriva subito il chiarimento del vicepresidente Phil Schiller. Mac OS X non potrà essere installato su di un Pentium quasiasi ma solo sulle macchine create e vendute di Apple. Pare sarà invece possibile installare ed usare sui nuovi Mac Windows: ovviamente senza supporto da parte di Apple e a proprio rischio e pericolo.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it