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‘E la chiamano estate’: una vacanza raccontata a fumetti

Bagni al lago, amicizia e amore, alla scoperta del mondo dei “grandi”

di Serena Di Virgilio e Nicola D’Agostino

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È un’estate di transizione per Rose, che segna per lei l’inizio dell’adolescenza. Mentre si gode ancora i giochi con Windy, la sua compagna di vacanze di sempre, arrivano anche i film dell’orrore, la cotta per un ragazzo, ma soprattutto un interesse diverso nei confronti delle vicende dei grandi.

“E la chiamano estate” di Jillian Tamaki e Mariko Tamaki, portato in Italia da Bao Publishing, è un affascinante romanzo a fumetti denso di atmosfere ed emozioni, sostenuto da un disegno ed una padronanza del linguaggio fumettistico davvero notevoli.

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La protagonista è una ragazzina che comincia a fare i conti con la sessualità. Dalle tette che non crescono ancora alle occhiate al ragazzo del negozietto in paese, dai libri sulla procreazione in giro per casa alla gravidanza indesiderata della ragazza del tipo che le piace: il sesso è ovunque. Pervade le vite di quelli più grandi e la affascina, la confonde e la esclude. Anche in modo molto doloroso, come da sua madre e dalla sua evidente ma incomprensibile sofferenza.

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Ma questa è pur sempre una vacanza, ed è fatta di bagni al lago, di chiacchierate e falò sulla spiaggia, passeggiate nel bosco, dell’immancabile visita alle attrazioni turistiche. Le storie di “E la chiamano estate” emergono da quello che Rose vive, osserva e ascolta, talvolta di nascosto. I ricordi delle estati precedenti, in particolare di alcuni momenti condivisi con la madre, danno tridimensionalità ai personaggi e acuiscono il senso di nostalgia.

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La fattura del disegno a pennello di Jillian Tamaki merita una menzione speciale, sia per la pura e semplice bellezza, specialmente nella rappresentazione della natura e del corpo umano nella sua varietà e dinamismo, sia nell’efficacia nel comunicare il dettaglio utile alla narrazione attraverso espressioni, atteggiamenti e inquadrature. Il suo è uno stile personale e affascinante in cui si ritrovano tanto elementi della pittura cinese che del lessico dei manga e delle strip americane come i Peanuts di Schulz.

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Quando la storia finisce, i personaggi sono avviati ad un qualche tipo di cambiamento. Non c’è però risoluzione vera e propria alle varie sottotrame: la protagonista sembra aver incamerato gli eventi senza averli digeriti, e perfino il momento più drammatico parrebbe esser passato senza evidenti cambi di direzione. È una scelta che può lasciare una certa insoddisfazione in bocca al lettore, ma che comunque appare coerente, e forse efficace nel promuovere un certo rimuginamento a libro chiuso, e anche una o più riletture.

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“E la chiamano estate” è un volume brossurato in bianco e blu di 320 pagine. È edito da Bao Publishing che lo propone a 18 euro.

Nota: tutte le immagini sono copyright di Jillian Tamaki, Mariko Tamaki e Bao Publishing.

Una versione di questo articolo è stata pubblicata su Panorama.it