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Dal primo messaggio al diluvio

Un anniversario infausto per le caselle di posta elettronica ormai traboccanti: la spazzatura sta mettendo a rischio il futuro della comunicazione via e-mail, eppur qualcosa si muove. Un viaggio tra vichinghi, omicidi e denunce, con qualche consiglio per non soccombere.

di Nicola D’Agostino

Quest’anno ricorre un anniversario particolarmente infausto per la comunicazione elettronica: 25 anni di posta spazzatura. Il primo caso documentato di “spam ” risale infatti al 1978, quando il termine non era ancora in uso. Nel maggio di quell’anno, un addetto commerciale della Dec (ora assorbita da Hp Compaq), Gary Thuerk, spedì un messaggio che pubblicizzava una dimostrazione di nuovi modelli di calcolatori, raggiungendo tutti gli indirizzi e-mail noti all’epoca.

Questo primo “messaggio promozionale di massa” corrispondeva perfettamente all’identikit di quella che è diventata poi una delle piaghe di Internet.

Nonostante i primi segnali preoccupanti risalgano a diverso tempo fa (almeno al 1997), è negli ultimi due anni che la situazione è precipitata. Già nel dicembre del 2001 il New York Times lanciava l’allarme sul crescente numero di messaggi spam intercettati e su una statistica che prevedeva una crescita costante per gli anni successivi.

Crescita confermata nel 2002 sia oltreoceano, con 870 miliardi di messaggi, sia in Inghilterra. In entrambi i paesi la media di spam è lievitata durante l’anno, colpendo particolarmente le aziende.

Arriviamo così al 2003 e la corsa non accenna ad arrestarsi: secondo l’azienda britannica MessageLabs lo spam ha raggiunto e superato la soglia del 50 % del traffico commerciale da lei monitorato. Secondo altre fonti questa percentuale sarebbe “solo” il 24 %, ma con ottime probabilità, se non contrastata, di arrivare in pochi anni a un ragguardevole 49%.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it