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Cwora e i problemi di Quora

Una satira espone i lati oscuri di un servizio che punta su una vecchia scommessa: la produzione di contenuti validi e rilevanti da parte di una comunità disinteressata, competente e volenterosa.

di Nicola D’Agostino

Si chiama Cwora ed è una presa in giro di Quora, servizio “sociale” in rapida ascesa, e della sua formula, quella del crowdsourcing.

Quora è stato definito “l’innovazione più grande degli ultimi dieci anni” e “il futuro del blogging” ma a guardare bene è basato su una vecchia idea: un sistema alimentato e gestito dagli utenti che pongono domande e danno risposte sugli argomenti più disparati facndo emergere i contenuti più validi e meritori.

CworaLa realtà è un po’ meno idilliaca e Tom Scott, scrittore e geek dallo spiccato senso dell’umorismo, ha pensato di creare una pagina web dal nome e grafica simili (in inglese la pronuncia è identica) a quelli del servizio per mettere alla berlina gli aspetti meno riusciti di Quora.

Ecco allora che invece del motto originario, che parla di “una raccolta in perenne miglioramento composta da domande e risposte create, curate e organizzate dagli utenti” Cwora è invece “una raccolta che spamma perennemente composta da domande senza risposta create, curate e organizzate da nessuno degli utenti”.

Quella di Scott è ovviamente un’esagerazione ma le sue iperboli mettono in evidenza diversi problemi reali di Quora. Abbiamo il crescente incalzare dello spam, il dilagare di presunti megaesperti e veri speculatori e l’insistenza di un sito che invade la sfera sociale e personale inviando aggiornamenti e avvisi a profusione (avrà qualcosa a che vedere che uno dei cofondatori viene da Facebook?). E nonostante buoni propositi e suggerimenti agli utenti questo emulo più distinto di Yahoo! Answers non dà alcuna garanzia sul tenere alta qualità e competenza nelle risposte. O nelle domande.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it