Comicsblog.it – Colleen Doran e la pirateria di fumetti su Internet
"il prossimo passo nel combattere la mancanza di rispetto verso il copyright" dovrebbe includere anche "un’iniziativa per instillare un po’ di rispetto verso le persone che producono i contenuti."
di Nicola D’Agostino
Colleen Doran ha lavorato per la DC Comics e la Vertigo, per la Marvel, la Image, la Dark Horse, la Walt Disney Company e altre case editrici disegnando personaggi come La Legione dei Super-Eroi, Silver Surfer, Wonder Woman, Sandman e trasformando in fumetti le parole di scrittori come Neil Gaiman, Clive Barker, Warren Ellis, Anne Rice e J Michael Straczynski. È inoltre ideatrice e autrice della serie indipendente di fantascienza/fantasy “A Distant Soil” che ha pubblicato in proprio e poi portato anche su Internet come webcomic.
In altre parole: la Doran non è una novellina ma una professionista con una carriera ventennale nel mercato fumettistico mainstream come in quello delle autoproduzioni. È per questo che vorrei volgere l’attenzione su un suo recente intervento sulla necessità di intervenire contro il filesharing e la diffusione illegale di fumetti su Internet.
L’articolo -che consiglio di leggere- è intitolato ‘The “real” victims of online piracy’ ed è stato pubblicato nella sezione “Congress Blog” su The Hill, sito che si occupa di politica e amministrazione statunitense.
Con il suo permesso ripubblico su Comicsblog.it, tradotti in italiano, alcuni estratti dell’articolo. Non mi aspetto che chi legge sia per forza d’accordo con quanto Colleen afferma (e invoca), anzi.
Ci sono sicuramente dei distinguo da fare e uno di questi è che non tutta la condivisione di contenuti protetti da copyright si può liquidare come speculazione e furto. È però innegabile che la condivisione non autorizzata ha ripercussioni negative sul mercato e su chi ci lavora e quanto segue è un prezioso punto di vista sulla questione.
“[…] Ho provato a contare i siti pirata che offrivano il download gratuito dei miei lavori ma quando sono arrivata a quota 145, mi sono depressa a tal punto che mi sono fermata. Pirati e fan squattrinati mi fanno notare che piratare i miei fumetti rappresenta una ottima pubblicità e che la pirateria non è deleteria per un artista quanto lo è essere poco conosciuti.
Ma diventare popolari non equivale a guadagnare dei soldi.”
“[…] I lettori danno per assunto che con le loro attività illecite via Bit Torrent stanno sottraendo soldi solo a ricche corporazioni, ma nel mio caso, quello di un’artista middle-class e agricoltore, qualche migliaio di dollari all’anno guadagnati in meno vuol dire non potersi permettere un’assicurazione sanitaria. Ognuno di quei siti pirata è a tutti gli effetti un editore, ma senza alcuna responsabilità nei confronti del mio lavoro. Ignorano le richieste di rimozione. E sono pochi gli artisti che possono permettersi di fare causa.”
“Gregory Hart, proprietario del sito htmlcomics.com ha minacciato di farmi causa quando gli ho chiesto di rimuovere i miei fumetti dal suo sito. Dopo una disputa durata un anno è stato bloccato da una coalizione formata da alcuni grandi editori e dall’FBI. La cosa assurda è che i lettori infuriati hanno dato addosso a autori e editori che avevano fatto valere i loro diritti contro un criminale. È questa la situazione con cui devono fare i conti gli artisti nei settori creativi in America. E sta avendo ripercussioni sui posti di lavoro. “
“Ho passato gli ultimi due anni a lavorare a un graphic novel intitolato Gone to Amerikay, scritto da Derek McCulloch e che verrà pubblicato dalla DC Comics/Vertigo. Il totale passato a disegnare è di 3000 ore, e ci sono stati mesi di ricerca. A questa iniziativa hanno contribuito anche altri apportando creatività, i loro sforzi e ore e ore di lavoro. […]”
“Non appena il fumetto sarà messo in commercio qualcuno si prenderà una copia e nel giro di 24 ore il libro sarà disponibile gratuitamente per chiunque nel mondo che lo voglia leggere. […]”
“Non c’è alcun rapporto con gli autori in quanto persone in carne e ossa che lavorano duramente, guadagnano da tutto questo e che hanno bisogno di introiti da opere già pubblicate per finanziarne di nuove. “
“L’unica cosa che interessa è la distribuzione. Ai lettori importa del gadget che permette di ottenere i beni e non hanno alcun rapporto con i beni o con chi li ha realizzato. Ma senza contenuti desiderabili non c’è nulla da distribuire.
Si paga tutto: fabbricanti di computer, iPad, elettricità, connettività. Tutto tranne i creatori di contenuti.”
“Ci vogliono parecchi soldi per finanziare i siti pirata. Grossi acquirenti di spazi pubblicitari e intermediari open source come Google li pagano.
Il Congresso [degli Stati Uniti, ndr] sta portando avanti una proposta di legge che promette di tagliare i fondi ai pirati e i soliti indiziati che sono ormai abituati a ottenere online qualsiasi cosa vogliano senza pagare nulla protestano.”
“La mia speranza è che il prossimo passo nel combattere la mancanza di rispetto verso il copyright includa anche un’iniziativa per instillare un po’ di rispetto verso le persone che producono i contenuti. Dietro le opere ci sono delle persone in carne e ossa.”
Note:
Grazie a Colleen Doran per aver gentilmente concesso il permesso di tradurre il suo articolo.
Thanks to Colleen Doran for giving the permission to translate her original text.
L’immagine di Colleen è tratta da una video intervista pubblicata su YouTube da Copyright Alliance di Ken Light.