Limbo: intervista al disegnatore Gianmaria Liani
“L’operatore”, “Il delitto”, “La coppia”: sono i titoli di alcuni degli episodi del volume edito da Kappa Edizioni. Ne parliamo con il disegnatore vicentino che lascia le atmosfere più scanzonate di Lambrusco & Cappuccino e Lupin III per proporci una serie di ritratti che vanno dal tragico al grottesco passando per il comico.
di Nicola D’Agostino
Un viaggio a fumetti lungo il Nordest italiano in sette episodi che raccontano situazioni e storie di umanità varia. Pubblicato a Lucca Comics 2011 da Kappa Edizioni, “Limbo” è il nuovo volume disegnato da Gianmaria Liani e scritto questa volta da Elena Nori.
Ho contattato Liani per approfondire la natura di un’opera sotto molti punti di vista distante dalle atmosfere e dal segno dei suoi lavori precedenti per i Kappa, come “Lambrusco & Cappuccino” e i Lupin III italiani.
Com’è nato “Limbo”? È la tua prima collaborazione con Elena Lori?
Un comune amico che compra albi francesi ci fece vedere un libro di racconti che si intitolava “Sans Papiers”. Erano piccole storie illustrate da vari autori di BD francesi tratte da vita vera di emigrati in Francia.
Non c’è stato bisogno di parlarne, Elena Lori è avvocato e in quanto difensore d’ufficio ha incontrato molti emigrati con storie di tutti i tipi, ci siamo guardati e l’idea è nata così. Vicenza ha una immigrazione molto consistente che ha ridisegnato le mappe sociali del nostro territorio, era da un po’ che avevamo dei sassolini nella scarpa come si suole dire, e questa era l’occasione giusta!
Mentre procedevamo con la raccolta del materiale ci siamo resi conto però che per quanto impegno ci mettessimo, le storie o erano raccontate dai diretti interessati oppure filtrate da noi perdevano spessore e verosimiglianza.
Se poi posso usare queste righe per togliermi un altro sassolino, i fumetti che parlano di immigrazione fatti da italiani di “buon cuore” e “giuste idee politiche”, senza prendere in causa i diretti interessati, mi hanno sempre puzzato di “paraculismo” da una parte, e di “buonismo” da serata a Positano con Daiquiri.
Strada dunque abbandonata, per onestà.
Ci siamo accorti strada facendo che forse i veri “casi umani” da impudicamente trattare eravamo noi stessi, come Elena Lori e Gianmaria Liani; oltre che come veneti.
Ed ecco Limbo!
Quanto c’è di reale nelle vicende raccontate?
Praticamente tutto. Non nell’ordine che poi abbiamo deciso per gli eventi e i personaggi naturalmente, si tratta di un patchwork di vita nostra, riassemblata, anche furbamente per metterci a nudo, lo confesso. I personaggi sono presi tutti da gente che vediamo-incontriamo ogni giorno, i tic sono registrati al bar, gli eventi sono “ciàccole” (chiacchiere) di nostri conoscenti, la cronaca nera viene direttamente da sussurri di corridoio giudiziario e dal Giornale di Vicenza.
Pensa che l’altra sera Andrea Baricordi e Babara Rossi (Editori del libro Kappa Edizioni) con cui stavamo cenando in una trattoria tipica qui da noi, sbirciando il tavolo a fianco al nostro mi fanno: “…ma quello lì è uno dei personaggi del libro!”, e io da vero vicentino: “ssshhh!… sì!”.
Nel racconto “L’Operatore” Elena sviscera chiaramente la sua esperienza in Charitas come operatrice, nel racconto “L’Appuntamento” c’è il viaggio con mia madre qualche anno fa quando siamo stati chiamati dal Comune a riconoscere i resti mummificati-saponati di una mia zia morta negli anni ’50, nell’ultimo racconto invece “Il Limbo” abbiamo attinto alla nostra esperienza comune di malattia in famiglia.
In “Limbo” il tuo tratto è molto diverso rispetto a quello dei lavori precedenti. Hai cambiato strumenti? Come si arriva dalla sceneggiatura alla tavola stampata di Limbo?
C’è stato uno scarto notevole è vero, in realtà prima rifinivo molto il segno usando queste fasi: storyboard-matite-tavolo luminoso- chine.
Per Limbo invece ho usato matita pura e scanner, TUM-TUM fatto!
Io in realtà ho sempre “pensato” il mio disegno così, poi lo filtravo per la pubblicazione perdendo freschezza secondo me, ed era molto frustrante.
Questo modo di disegnare è come la penso sul mio disegno, diciamo così!
Qual è il racconto che ritieni sia uscito meglio o il più efficace dal punto di vista fumettistico?
Come unione di disegno, espressività e testo direi sicuramente l’ultimo “Il Limbo”. Quello più “Raw”, grezzo e duro, come piace a me, invece “La Coppia”. Ogni tanto mi coglie un brivido quando lo riguardo. Come lirismo invece “Il Delitto”, sono anche un tipo malinconico e lì dentro trovo casa!
Me ne chiedevi uno, invece son tre, spero perdonerai.
Progetti per il futuro? Su cosa stai lavorando al momento?
Nell’ultimo periodo sono stato lontano dal tavolo da disegno per seguire mio figlio di due anni, adesso sto iniziando a lavorare con un altro sceneggiatore ad un libro completamente diverso, diciamo di “genere fantastico” che parlerà di un viaggio e di un affetto, non ho detto nulla in pratica, lo so, ma i sogni son fatti di niente.
Grazie per lo spazio e l’intervista, un saluto ai vostri lettori, buona lettura se vorrete..
Nota: testi e immagini sono © di Elena Lori, Gianmaria Liani, Kappa Edizioni e rispettivi detentori dei diritti.
Articolo originariamente pubblicato su Comicsblog.it