Comicsblog – Intervista a Flaviano Armentaro, Premio Micheluzzi 2010
Approfondiamo l'autore di "Come Vuoto", storia vincitrice del premio per il migliore webcomic al Comicon di Napoli.
di Nicola D’Agostino
Animatore e illustratore, Flaviano Armentaro è uno dei vincitori dei Premi Micheluzzi assegnati quest’anno alla manifestazione Napoli Comicon.
Si è aggiudicato la vittoria nella categoria “Miglior web fumetto” grazie alla storia “Come Vuoto”, pubblicata a luglio sul sito web Coreingrapho, di cui Armentaro è sin dagli inizi una delle colonne portanti.
Tra le sue collaborazioni ci sono le riviste e siti come Blue, Mamma, Scaricabile a cui sta per aggiungersi a breve anche Il Canemucco.
L’ho contattato perché raccontasse un po’ di sé, della vincita del premio, del suo rapporto con il mondo del fumetto e delle sue produzioni di webcomic.
Chi è Flaviano Armentaro e con che fumetti è cresciuto? Quali sono gli autori che lo hanno ispirato e quelli che lo ispirano oggi?
Sono cresciuto leggendo i supereroi: Vendicatori (della costa Ovest) e X-Men in testa.
Autori preferiti Madureira, Bachalo, Wieringo e Scott Lobdell per gli scrittori. Attualmente di supereroi ne leggo pochi, le trame sono andate scemando, continuo a comprare quelli disegnati da Stuart Immonen e Chris Bachalo, i miei preferiti, e seguo con piacere tutti i progetti Image del trio Kirkman-Walker-Ottley.
Le influenze nel mio disegno invece derivano dai fumetti francesi, tutti gli autori legati a Spirou, Frederik Peeters, Pierre Alary, Benoit Springer, Denis Bodart, Manu Larcenet. Ultimamente mi piacciono molto Bastien Vivès [anche lui vincitore di un Premio Micheluzzi per il “Miglior fumetto estero”, nda], Merwan Chabane, i geniali autori di Lucha Libre e tutta una scuola francese che si ispira a fumetti ed anime giapponesi. Tra gli italiani Milazzo.
Il lavoro in animazione mi ha influenzato sul modo di concepire le inquadrature, lo stile narrativo e, anche se ultimamente ho cercato di liberarmene, sulla costruzione “stile Pixar” dei personaggi.
Ovviamente ho imparato e continuo a imparare molto dal lavoro di Marco “Makkox” Dambrosio.
Sul tuo blog ti definisci “character designer, story-artist, animator, comic artist”. Il fumetto è un lavoro a tempo pieno o solo una passione?
il fumetto è solo una passione, non riuscirei a concepirlo come lavoro, se butto giù una storia è perché ho un’idea per la testa, a farlo in modo “forzato” mi passerebbe la voglia. E poi in Italia è pagato troppo poco, mi è capitato di prendere accordi con qualche casa editrice ma di fronte ai contratti mi è subito passata la voglia.
Ci vantiamo dei tanti autori italiani alla Marvel e DC (ma anche in Francia) senza renderci conto che è solo un’altra prova dell’impoverimento del fumetto italiano, talenti veri come Manuele Fior devono cominciare all’estero per essere notati qui da noi solo dopo tre o quattro lavori.
Preferisco per ora continuare a lavorare in animazione.
Come sei entrato a far parte di Coreingrapho?
Mi ha mandato una mail Makkox parlandomi di cosa aveva in testa e se avevo voglia di cimentarmi, tirare fuori storie, contenuti e provare a farlo con lo scroll verticale.
Sul blog avevo fatto qualcosina ma solo vignette o divertissement, mai una storia lunga.
Mi ci è voluto un mesetto di prove e riprove che non sono servite a niente, quando poi mi sono lasciato andare al flusso di pensieri è nato, in due nottate, Sedimenti, la prima storia lunga. Da li è stato più semplice, sono seguite anche le strip di On The Couch che però ho subito mollato, non avevo ancora bene in testa i personaggi. Le riprenderò più avanti.
Che reazione hai avuto alla notizia che ti avevano conferito il premio Micheluzzi?
Ero fuori a “pisciare il cane” prima di andare a letto e mi è arrivato un sms da Laura Scarpa.
Non me l’aspettavo, è stata una bella notizia. Era anche il mio compleanno quel giorno.
Micheluzzi è un altro degli autori italiani che stimo molto, mi ricordo la tristezza (ma anche l’interesse nel vedere le bozze e le matite) quando il mio amico Ned mi fece vedere su un numero di Comic Art “Afghanistan” (quanto mai attuale), la sua storia non finita prima della sua morte.
Averci un suo disegno su una targhetta in plexiglass mi rende orgoglioso…
Come è nata la storia che ha vinto, “Come Vuoto”?
Tutti i fumetti nascono da pezzi di vita mia, di conoscenti o sentiti in giro, magari in coda al mercato. Alla fine tutte le storie si ritrovano, io cerco di metterle assieme.
“Come Vuoto” è uno sfogo e allo stesso tempo un tentativo di fare chiarezza in un momento di caos mentale che porta ad inevitabili attacchi d’ansia. Non c’è mai il modo, le cose vanno a posto da sè. Magari ridurre il raggio d’azione e le cose da portare a termine aiuta. Il maneggio [in cui è ambientata l’ultima parte della storia, nda] esiste veramente e ritornerà in futuro.
Le immagini a corredo dell’intervista sono tratte da Coreingrapho.