Comicsblog – Ciao ciao bambina: intervista a Sara Colaone
Un romanzo (grafico) di formazione e uno spunto di riflessione sul fenomeno dell’emigrazione italiana nel dopoguerra: ne parliamo con l'autrice, la disegnatrice friulana Sara Colaone.
di Nicola D’Agostino
Dopo “Pranzo di famiglia”, la storia di Lupin III “Nei panni di Zazà” e “In Italia sono tutti maschi” (che ha vinto un Premio Micheluzzi), a Lucca Comics 2010 la Kappa Edizioni ha presentato nuovo volume a fumetti di Sara Colaone. Intitolato “Ciao ciao bambina” è di 144 pagine a colori, costa 16 Euro e come le opere precedenti della Colaone esce nella collana “Mondo Naif”.
Ambientato alla fine degli anni ’50 e permeato della musica dell’epoca, “Ciao ciao bambina” è un racconto di formazione, una cronaca agrodolce dell’esperienza lavorativa e di vita all’estero di Valeria, giovanissima italiana che dal Friuli emigra in Svizzera e si ritrova a dover fare i conti con una lingua, una cultura e un mondo molto diversi dai suoi.
Ho contattato l’autrice per farle qualche domanda sulla storia e sulla realizzazione.
Come è nata l’idea di dedicare un fumetto agli emigranti italiani in Svizzera?
Ciao ciao bambina nasce dai racconti dei miei genitori, entrambi giovanissimi quando emigrarono. Stavo raccogliendo idee e impressioni per una serie di racconti sul ballo di sala quando cominciai a intervistarli più sistematicamente. Era il 2001 e dalle chiacchiere durante il caffè si passò prima a note su un libricino e poi a coinvolgere parenti e altri emigrati.
Altro elemento che mi ha convinta a trattare questo soggetto è l’ondata di razzismo che sta interessando il Nord-Est, non capivo perché molti di coloro che erano stati emigranti abbiano un atteggiamento così ostile verso gli immigrati contemporanei. Penso che ricordarci del nostro recente passato sia un utile esercizio per riconsiderare il nostro presente.
Questa è la tua prima opera lunga in cui ricopri sia il ruolo di scrittrice che disegnatrice. Come ti sei trovata? In futuro intendi ancora collaborare con degli scrittori?
Prima di arrivare a un vero e proprio romanzo a fumetti ho scritto e disegnato alcune storie brevi (Orso nella raccolta Senza frontiere/Brez meja, La gigantessa in “Mondo Naif”, Palmira in “Stripburger”, Bar Medusa in “Scuola di fumetto”).
Lavorare da soli è difficile, soprattutto se il tema è molto vicino alla propria storia come questo, ma per fortuna ho avuto occasione di confrontarmi con degli sceneggiatori, con cui spero di continuare a lavorare in futuro. In questo periodo sto lavorando a nuovi progetti con Francesco Satta (sceneggiatore di Pranzo di famiglia) e con Luana Vergari.
La musica riveste un ruolo importante nel fumetto e online hai creato anche una playlist online per ascoltare i brani citati (e ballati) nella storia. È solo una questione di fedeltà storica e di atmosfera o c’è anche un legame affettivo verso quei brani?
Il legame con la musica era importantissimo per i protagonisti di quelle storie, quindi lo è diventato anche per me. Quelle canzoni, il festival di Sanremo, i divi della canzone italiana, erano per gli emigranti un punto di riferimento importante perché costituivano al tempo stesso un legame con il proprio paese ma anche un modo per conoscere mondi ed esperienze lontanissimi.
Vi consiglio di ascoltarle leggendo il libro.
Come hai disegnato “Ciao ciao bambina”? Quelle stampate sono matite non inchiostrate? E poi? Colorate ad acquarello?
Cercavo un segno che esaltasse le atmosfere, i corpi e i vestiti di quegli anni e l’ho trovato in un pastello nero, che ho digitalizzato e virato a colori, per poi colorare le tavole sempre in digitale, ma con colori molto tenui, che hanno il loro modello nella fotografia dei film degli anni Cinquanta. Il cinema è sempre stata una mia grande fonte di ispirazione. Sempre alle locandine dei film di quel periodo si rifà in parte la copertina del libro.
Articolo originariamente pubblicato su Comicsblog.it