Comicsblog – Addio a Harvey Pekar, maestro del fumetto indipendente
Il 12 luglio, all’età di settant'anni, è scomparso lo scrittore statunitense di fumetti Harvey Pekar, figura chiave nell'evoluzione dei comics statunitensi.
di Nicola D’Agostino
Il 12 luglio, all’età di settanta anni, è scomparso lo scrittore statunitense di fumetti Harvey Pekar.
Sostanzialmente sconosciuto in Italia* Pekar è l’ideatore e sceneggiatore della serie perlopiù autobiografica “American Splendor”, illustrata nel corso degli anni da disegnatori quali Robert Crumb, Joe Sacco, Chester Brown, Drew Friedman, Jim Woodring, Richard Corben, David Lapham, Eddie Campbell e tanti altri.
American Splendor -e le altre opere scritte da Pekar- sono quanto di più lontano ci possa essere dagli albi di azione con protagonisti eroi e supereroi e per inquadrare la sua produzione è stato spesso definito autore “underground”, probabilmente anche per i disegnatori con cui ha collaborato, Crumb in primis.
Scorbutico, ipocondriaco, irascibile ma anche osservatore ispirato, attento e ironico, Pekar ha trasformato la sua vita, le sue esperienze, le sue ossessioni e passioni in tanti racconti a fumetti, che ha pubblicato prima in proprio e in seguito per editori quali la Dark Horse e la DC Comics.
I suoi fumetti contengono storie lunghe e spesso brevi se non brevissime in cui ci vengono descritti i personaggi dell’ospedale per veterani in cui Pekar lavorava, condivise le vicissitudini di amici e colleghi, i rapporti con conoscenti e parenti vari, i suoi problemi di salute o di soldi, le comparsate televisive (da Letterman) come anche narrate vicende di fumettisti e musicisti (jazz) che lo scrittore apprezzava.
Sin dagli anni ’70 con American Splendor e altri lavori come Our Cancer Year, Ego & Hubris e The Quitter, Pekar ha portato avanti il ruolo di instancabile narratore del quotidiano, delle avventure, disavventure e meraviglie delle persone nella vita di tutti i giorni, mostrando al contempo a lettori e colleghi l’enorme potenziale della nona arte.
Anomalia nell’editoria fumettistica oltreoceano, dominata dai grandi gruppi editoriali, Pekar è presto divenuto una figura di riferimento -se non proprio di culto– che ha contribuito all’evoluzione dei comics e alla loro graduale accettazione anche al di fuori del settore fumettistico.
I suoi spaccati di vita, l’ossessione per la gente, per i rapporti interpersonali, per la condivisione delle gioie e dei dolori della vita: questi ed altri elementi hanno contribuito al filone del fumetto autobiografico sviluppatosi negli ultimi vent’anni e più in generale hanno lasciato un segno tangibile e di stimolo per l’editoria e gli autori “indipendenti”.
Purtroppo, come fa notare Andrea Plazzi in Italia di Pekar sono state editi solo una raccolta di American Splendor e un libro poco rappresentativo.
Mi auguro che questo vuoto venga colmato al più presto con altri volumi. Come scrive Dean Haspiel, illustratore di The Quitter, il miglior modo per onorare la memoria di Pekar è quello di leggere la sua vita, proprio come avrebbe voluto lui.
La foto di Harvey Pekar in apertura è tratta da A.V. Club