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Cinquant’anni di Spider-Man: le storie più belle

I racconti e le saghe a fumetti più significative del personaggio ideato nel 1962 da Stan Lee e Steve Ditko.

di Nicola D’Agostino

Amazing Fantasy 15 dett

Il timido studente Peter Parker viene morso accidentalmente da un ragno radioattivo, acquisendo una notevole forza e abilità, la facoltà di aderire alle superfici e un senso premonitore che lo avverte dei pericoli. Inizialmente intenzionato a sfruttare le sue capacità per guadagnare soldi, Peter conclude che da grandi poteri derivano grandi responsabilità e decide di dedicarsi a combattere il crimine in seguito alla morte dello zio che lo aveva cresciuto, ucciso da un ladro che in precedenza il ragazzo si era rifiutato di fermare. È a grandi linee la trama di Amazing Fantasy n. 15, albo datato agosto 1962 (ma in realtà uscito un paio di mesi prima) con una copertina realizzata da Jack Kirby, in cui esordiva uno dei personaggi più famosi della Marvel e del fumetto mondiale, Spider-Man.

Dopo la risposta entusiasta dei lettori, i creatori di quell’albo, lo scrittore Stan Lee e il disegnatore  e cosceneggiatore Steve Ditko, avrebbero dedicato al personaggio la prima di numerose serie periodiche, The Amazing Spider-Man, che debuttò con data di copertina marzo 1963 e che prosegue tutt’ora. Lee e soprattutto Ditko hanno definito le caratteristiche di Peter Parker e del suo cast di comprimari e avversari. I due autori ci mostrano un Peter Parker perennemente alle prese con ristrettezze economiche, problemi nelle relazioni sociali, salute cagionevole della zia May e pittoreschi supercriminali, secondo il motto "supereroi con superproblemi". Uno dei punti più alti della loro gestione è probabilmente "La saga del Coordinatore" apparsa nei numeri 31, 32 e 33 di Amazing Spider-Man (in Italia su L’Uomo Ragno Classic 10 della Star Comics), in cui l’Uomo Ragno deve combattere con tutte le sue forze contro il malvagio Dottor Octopus per carpirgli una cura e portarla in tempo in in ospedale per salvare la zia in fin di vita.

Nel 1966 Ditko viene sostituito come disegnatore da John Romita, che farà evolvere Peter Parker e firmerà, sia da solo che alternandosi con Gil Kane, due delle saghe più drammatiche e coinvolgenti dell’arrampicamuri. La prima è la cosiddetta "trilogia sull’abuso di droga" che risale al maggio-giugno 1971 in cui non solo l’Uomo Ragno combatte uno dei suoi maggiori antagonisti, Green Goblin, ma Harry Osborn, compagno di stanza e amico di Peter – nonché figlio del supercriminale – scaricato dalla sua ragazza, diventa consumatore di psicofarmaci. Per l’occasione la Marvel sceglie di pubblicare gli albi senza il bollino (e l’approvazione) dell’organo di censura del fumetto statunitense Comics Code Authority, mettendone in discussione il potere. Altrettanto rivoluzionari e indimenticabili sono i numeri 121 e 122, usciti nell’estate del 1973 (ristampati su Spider-Man Collection 41) in cui assistimo alla morte della ragazza di Peter, Gwen Stacy, uccisa da Goblin, che a sua volta muore vittima del suo odio. La morte di Gwen non è solo uno dei momenti più tragici per l’Uomo Ragno ma una scelta narrativa inedita, che segna la fine della cosiddetta "Golden Age" del fumetto supereroistico.

Negli anni Ottanta va citata l’adozione, durante l’evento speciale "Guerre segrete", di un costume nero che si rivelerà essere un organismo simbiotico e che darà poi origine a uno degli antagonisti dell’Uomo Ragno, l’inquietante antieroe Venom. Il nuovo costume si inquadra anche in un periodo di storie più urbane, realistiche e "dark". Una delle migliori è la saga noir del Mangiapeccati, nota anche come "La morte di Jean DeWolff". Pubblicata tra la fine del 1985 e l’inizio del 1986, sui numeri dal 107 al 110 di Peter Parker the Spectacular Spider-Man (in Italia su L’Uomo Ragno 64, 65 e 66 della Star Comics e più di recente su Marvel Gold 25), è opera dello scrittore Peter David, che insieme al disegnatore realistico Rick Buckler, mostra Spidey alle prese, anche emotivamente, con il misterioso Mangiapeccati e la sua folle crociata assassina.

Molto coinvolgente è anche il lavoro fatto a partire dalla seconda metà degli anni ’80 dallo scrittore J.M. DeMatteis. La storia forse più dura e celebrata è L’ultima caccia di Kraven, disegnata da Mike Zeck, ed edita nel 1987 (le edizioni italiane al momento sono purtroppo tutte esaurite) in cui  l’Uomo Ragno viene catturato e sepolto vivo da Kraven il Cacciatore in un confronto catartico che finirà con il suicidio dell’avversario.

Dopo diversi anni di storie confusionarie e spesso mediocri, anche se talvolta graficamente spettacolari, l’arrivo nel giugno del 2001 dello scrittore di fantascienza J. Michael Straczynski ha portato una ventata d’aria fresca. Con l’assistenza dei disegni di John Romita Jr., Straczynski ha messo in discussione le origini stesse del personaggio, ipotizzando una origine sovrannaturale delle capacità ragnesche in saghe come "Potere totemico" e "Il Libro di Ezekiel" (raccolte in Italia nei volumi Panini "Tornando e casa" e "Il Libro di Ezekiel") e in seguito ha contribuito a far rinascere (letteralmente) l’Uomo Ragno con nuovi poteri nel cruento "L’altro" insieme a Peter David e Reginald Hudlin e ai disegnatori Mike Deodato, Pat Lee e Mike Wieringo.

Una versione di questo articolo è stata pubblicata su Panorama.it