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BarcampTurin: un bilancio a caldo

A incontro concluso ecco un primo bilancio di cosa è successo e di cosa ci rimane dopo la seconda sconferenza il 2 dicembre a Torino.

di Nicola D’Agostino

BarCampTurin... al Hiroshima Mon AmourRispetto a Milano l’organizzazione è stata puntuale e precisa, direi professionale, e per questo bisogna ringraziare Vittorio Pasteris che ha gestito un numero di partecipanti almeno triplo. Logisticamente l’Hiroshima Mon Amour (nella foto) è stata una ottima scelta: capiente e comoda. Il posto, un locale per concerti ed happening, era ben dotato di spazi e in questi di sedie, divani, tavolini, proiettori, bagni e anche zone interstiziali per le fondamentali interazioni spontanee.
Purtroppo proprio la sede e un altro elemento chiave del BarCamp, la connettività, sono stati anche i punti deboli di sabato, come ben sottolineato su Intense Minimalism:

“vi era una sala molto grande, con palco e luci solo su di esso: questo formava un fortissimo effetto palco (appunto) e questo distrugge la formula “dialogativa” propria del BarCamp.”

“Il WiFi è fondamentale. Fondamentale. Fondamentale. Per problemi tecnici oggi vi è stato un blackout e questo ha rischiato di compromettere alcune presentazioni che si basavano sull’uso della rete”

E i contenuti?
Anche a Torino l’offerta è stata ricca e per tutti i gusti e interessi: oltre a dialoghi, interazione e diritti e doveri della blogosfera nel pomeriggio si è parlato del sistema di autenticazione OpenID, affrontate questioni tecniche ma anche culturali e di marketing dello sviluppo di web application al giorno d’oggi, mostrata la necessità di una riforma del copyright e dei brevetti e anche presentato un divertente mashup di Amazon e Flickr “made in Italy” chiamato Photoshakr.
tabellone BarCampTurin
L’impressione però è stata oltre che di ricchezza anche di una certa discontinuità e contraddizione: alcune presentazioni e appuntamenti erano più da Webbit che da BarCamp e il lungo e molto partecipato intervento sulla classifica italiana della blogosfera mostrato un folto gruppo molto, forse troppo, intento a meccanismi, relazioni e posizioni piuttosto che all’apertura e la divulgazione auspicati e richiesti a questa “elite” solo qualche ora prima.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it