Come ti accorcio l’url
Domiamo gli indirizzi lunghi della rete con strumenti che li abbreviano. Obiettivo? Facilità e praticità, ma anche un pizzico di eleganza.
di Nicola D’Agostino
Spesso le informazioni più preziose sono quelle più nascoste e difficili da trovare. Questi vale anche su Internet e quel tutorial preziosissimo o il link per scaricare la versione vecchia ma compatibile con il proprio sistema può essere una sequenza lunghissima di caratteri che punta ad una pagina annidata in un forum o blog.
Indirizzi poco pratici da digitare, ad esempio su un palmare o cellulare. E qualche volta anche se si usa il copia e incolla questi indirizzi lunghi possono non funzionare e dare problemi. Magari perché il client di posta elettronica, il modulo di inserimento di un commento o ancora la chat room non riconoscono quelle righe come un unico url o -peggio ancora- vengono inseriti spazi o a capo.
È per risolvere questo problema che sono apparsi nel corso degli anni dei servizi che accorciano gli indirizzi rendendoli più facilmente gestibili. Il principio è quello di un database che salva la nostra sequenza interminabile di caratteri e ci fornisce un puntatore che la richiama ma che è di poche parole. Anzi, di pochi caratteri.
In pratica
Facciamo un esempio. Quale preferite tra questi due indirizzi?
http://groups.google.it/group/it.comp.retrocomputing/
browse_frm/thread/24d6945c5096456d/
391e888c6b56957e#391e888c6b56957e
http://elfurl.com/ehw2p
Non c’è alcun dubbio che il secondo sia molto più pratico e facile da usare nonché da segnalare. E inoltre funziona in maniera trasparente, ridirezionando alla pagina originale sopra indicata.
Uno dei primi siti a fornire la sintesi degli url è stato shortenurl. Il servizio è in giro dal 1999 ed è tuttora attivo. Tra le funzioni ci sono la mascheratura del vero indirizzo, statistiche e referrer, indicizzazione su motori di ricerca e reindirizzamento a più url. Molte di queste opzioni sono solo a pagamento: nella versione gratuita tralaltro compare anche una barra inferiore, con cui shortenurl si promuove e finanzia.
Arrivano gli altri
Negli ultimi anni c’è stata una sovraabbondanza di offerte di siti accorcia-url ma tra quelli più usati ed apprezzati ci sono tinyurl, Make a Shorter Link e Snipurl.
Tutti questi offrono la creazione di indirizzi abbreviati non solo dalla loro home page ma anche tramite un bookmarklet, i bookmark speciali con dentro codice javascript. Basta trascinarli sulla barra dei bookmark del proprio browser e con un solo click potremo creare un indirizzo sintetico della pagina che stiamo vedendo.
A dire il vero Snipurl offre anche molto altro agli utenti che si registrano che possono vedere, modificare e gestire tutti gli indirizzi abbreviati creati, consultare le statistiche d’uso e avere abbreviazioni personalizzate e non casuali scegliendo una o più parole.
Altri servizi sono Urlsaw, TightUrl, url(x), Shorl, SHurl e ElfUrl. Quasi tutti possono essere usati per mezzo di bookmarklet (oggettivamente molto comodi) e molti hanno anche le statistiche: basta inserire in qualsiasi momento l’abbreviazione e ci verrà comunicato quante volte è stata usata.
Shorl aggiunge un livello di sicurezza ulteriore e permette di vedere le statistiche solo a chi ha creato il link breve, assegnando una password univoca da usare.
Alcuni servizi, come Linkachi invece hanno l’approccio opposto e mostrano una lista in tempo reale degli ultimi indirizzi abbreviati o di quelli più usati.
Fuori dal coro
MyUrl invece di un bookmarklet offre addirittura una toolbar che si integra con il browser: ce ne sono due, per Internet Explorer e Mozilla Firefox.
Ha una sidebar per Mozilla anche il bookmarklet MetaMark ma attenzione! A differenza degli altri non garantisce l’indirizzo corto per sempre. Se non viene usato, dopo 5 anni di inattività i gestori di MetaMark lo elimineranno dal database, presumibilmente per liberare risorse e combinazioni di caratteri.
Originale e personalizzabile è il tipo di indirizzo dell’abbreviatore Notlong che non aggiunge caratteri a caso alla fine ma crea domini di secondo livello con parole a piacimento. All’url lungo possiamo infatti scegliere di associare un indirizzo del tipo http://quellochevogliamo.notlong.com
Anche a domicilio
Ancora più servizievole è Memurl che oltre che effettuarla sul sito, l’abbreviazione permette di incorporarla anche sul proprio sito web.
Basta inserire nell’HTML una riga con questa sintassi:
<a href="http://memurl.com/makelink/&&uot;>Abbrevia l'indirizzo di questa pagina con Memurl</a>
Per chi infine vuole fare tutto da sé c’è Shorty: si tratta di un software che richiede PHP e un database (MySQL dovrebbe andare bene) e permette di mettere in piedi un abbreviatore con statistiche sul proprio spazio web da usare come e quando vogliamo.
Indians do it bett^^ shorter
Storicamente la tecnica classica e più potente per aggiustare gli url è quella di usare il Rewrite
del server Apache. Il più noto e usato webserver su Internet ha un modulo apposito, mod_rewrite
che permette di ridirezionare un indirizzo verso un altro, trasformando ad esempio una lunga query in PHP a qualcosa di più conciso, intelligibile e indicizzabile. È una tecnica usata da parecchi CMS e blog e per chi volesse immergersi nei meccanismi ecco qualche coordinata:
Specifiche ufficiali
http://httpd.apache.org/docs/1.3/mod/mod_rewrite.html
Guida ufficiale
http://httpd.apache.org/docs/1.3/misc/rewriteguide.html
Guida passo passo
http://www.yourhtmlsource.com/sitemanagement/urlrewriting.html
Guida su aliasing, redirecting e rewriting (in italiano)
http://openskills.info/topic.php?ID=71
Come ti maschero l’url
Tra gli usi dei servizi descritti in queste pagine ce ne sono anche alcuni in cattiva fede o pericolosi.
Un url abbreviato che ridireziona automaticamente può infatti essere usato per il cloaking. Seguire un indirizzo mascherato può riservare sorprese: ci si può infatt celare un codice di affiliazione ma anche per scaricare malware o mandare una pagina con del codice pericoloso. Prima di dare invio o fare click sarebbe bene pensare a chi ci sta passando quell’indirizzo.
Una versione di questo articolo è stata pubblicata su "Hacker Journal" n. 114 del 23/11/2006