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BugMeNot: stop alle registrazioni inutili

Information wants to be really free. Arriva la cyberprotesta per dire di no ai siti maleducati che ci fanno troppe domande indiscrete.

di Nicola D’Agostino

Negli anni scorsi sono stati organizzate diverse proteste online: dal primo netstrike del 95 antisperimentazioni nucleari francesi allo "sciopero" europeo del 1998 contro lo strapotere delle Telecom passando alla sensibilizzazione contro il “grande fratello” Echelon del 1999, la condanna della guerra nella ex-Yugoslavia o ancora attacchi a base di connessioni ripetute contro "cattivi" come Microsoft.
Il 13 novembre di quest’anno tocca però ad una protesta molto particolare, concreta e al tempo stesso idealista, tesa a far passare un principio: quello di non sottostare alle registrazioni coatte sui siti per consultare informazioni "gratuite".

Il logo di BugMeNot

L’ "International Database Poisoning Day" è promosso da un sito che si chiama BugMeNot che da alcuni anni offre un servizio che aggira la richiesta di registrazione presso numerosi siti.

La lotta di BugMeNot

Esiste purtroppo la cattivissima abitudine di testate, riviste e archivi su Internet di sbarrare l’accesso a articoli e testi anche quando non si tratta di servizi di pagamento. Chi vuole leggere deve crearsi un account presso il sito, naturalmente fornendo una corposa dose di informazioni e dati personali. Non solo è una scocciatura, una barriera tra l’utente e l’informazione che va contro lo spirito stesso di Internet ma anche di un ricatto vero e proprio con cui ci viene chiesto un piccolo prezzo: "solo" di fornire alcune informazioni su di noi e talvolta sui nostri gusti e abitudini, che le aziende sono poi libere di usare come meglio credono (pubblicità, ad esempio). Un vero affare, no?

La homepage di BugMeNot con la maschera per ottenere una username

Naturalmente c’è anche chi, al momento della registrazione, inserisce dati falsi ma si tratta come al solito di pochi non allineati che "hanno qualcosa da nascondere" e che soprattutto rischiano di venire scoperti dopo un controllo.
Per una soluzione più radicale ci viene in aiuto BugMeNot che offre un comodo database di login e password usabili da chiunque nei vari siti. Basta inserire l’indirizzo del sito "chiuso" per ottenere una o più username da usare per l’accesso. Anonimo, facile, gratuito.

Registrazione? No, grazie!

BugMeNot (che tradotto vuol dire "non mi scocciare") non è solo una risorsa da usare (e a cui possiamo contribuire fornendo nuove login e password) ma anche un’iniziativa si sensibilizzazione sui temi della diffusione libera dell’informazione, della privacy e della profilazione degli utenti. In altre parole: la posta in gioco è alta e ne va anche dei nostri diritti in rete.
Sul sito web c’è una pagina (http://bugmenot.com/register.php) che riassume tutto ciò contro cui BugMeNot combatte. Si tratta di un finto modulo di registrazione che presenta campi fittizi per l’utente da riempire. Le richieste vanno dall’assurdo al ridicolo passando per l’agghiacciante:


Sesso
Religione
Razza
Orientamento politico
Preferenze sessuali
Saldo attuale in banca

Oppure pongono domande come:


Avete mai progettato un colpo di stato?

O ancora richieste di consenso del tipo:


Vi autorizzo a vendere questi dati al migliore offerente su eBay.

Comico ma anche tristemente vicino alla realtà tant’è che ciò che fa e rappresenta BugMeNot non è passato inosservato da parte delle aziende: il sito all’inizio del 2005 improvvisamente si è ritrovato senza hosting e c’è voluto un po’ per trovare un fornitore di spazio abbastanza coraggioso da ospitarlo.

Avveleniamoli

E’ anche per questi motivi che BugmeNot ha deciso di andare oltre e di coinvolgere direttamente gli utenti della rete per una cyberprotesta in grande stile, l’ "International Database Poisoning Day", contro la pratica inaccettabile della registrazione coatta.
L’obiettivo di BugMeNot è semplice e diretto. In un breve testo si rivolge alle aziende che vendono pubblicità e annuncia che dimostrerà l’inutilità e la dubbia moralità della profilazione il 13 di novembre “avvelenando” le liste di utenti di almeno una decina di siti. Come? Con l’inserimento in massa di falsi account presso le versioni online di giornali come i prestigiosi Chicago Tribune e New York Times, il Washington Post, il Baltimore Sun o il Mercury News di San Josè.

Il testo completo dell’appello e la lista di adesioni (più di 1600 mentre scriviamo) è disponibile all’url http://www.petitiononline.com/adwakeup/petition.html

Scorciatoie

Invece di andare sulla sua home page di BugMeNot è possibile usare alcune scorciatoie. La prima è un “bookmarklet”, un preferito speciale per la toolbar del browser che possiamo adoperare quando siamo su uno dei siti che richiedono il login. Basta fare clic sul preferito e comparirà una pop-up che ci offre username e password da usare. In alternativa possiamo accedere a BugMeNot tramite delle estensioni per Internet Explorer e Mozilla/Firefox/Netscape.

BugMeNot in azione sul sito del Washington Post

Il serpente che si morde la coda?

A dare eco al servizio offerto da BugMeNot c’è stato anche uno dei soggetti contro cui l’iniziativa combatte. Ebbene sì, il New York Times, che richiede di identificarsi per accedere ai suoi articoli sul sito web (nytimes.com) ha segnalato e lodato in uno dei suoi pezzi proprio il database di username pronto all’uso per accedere rapidamente, liberamente e anonimamente ai contenuti online. Ironia involontaria? La mano destra non sa cosa fa la sinistra? Protesta dall’interno?

Una versione di questo articolo è stata pubblicata su "Hacker Journal" n. 87 del 03/11/2005