Apple: esclusioni arbitrarie dall’App Store per iPhone
Il no dell’azienda di Cupertino alla distribuzione e vendita di alcuni utili software per iPhone: una brutta vicenda che penalizza gli sviluppatori ma anche Apple stessa.
di Nicola D’Agostino
Ha dell’incredibile l’accanimento mostrato da Apple verso un software atto a gestire e scaricare podcast via wifi su iPhone e iPod touch. A Podcaster, sviluppato da Alex Sokirynsky, è stata prima negata la pubblicazione sull’App Store e poi impedita anche la distribuzione con il sistema “ad hoc” (fino a 100 utenti per copia).
Intanto arrivano notizie di un altro programma inspiegabilmente rifiutato, MailWrangler, e Apple ha appena aggiunto alle lettere di rifiuto una NDA, una clausola di riservatezza.
Il caso di Podcaster è emerso nel corso dell’estate: il software è stato sottoposto per la pubblicazione agli inizii di agosto e dopo quasi un mese di silenzio è arrivata la lettera di rifiuto di Apple con questa motivazione: “duplica la funzione della sezione Podcast in iTunes”. Peccato che Podcaster serva a scaricare immediatamente nuovi contenuti mentre Apple costringa gli utenti a passare dal PC (o Mac) e fare ogni volta la sincronizzazione con il dispositivo portatile.
Motivazione e situazione sostanzialmente identiche per MailWrangler, ed anche in questo caso la decisione di Cupertino è opinabile: il software permette di gestire più account GMail, cosa impossibile con il client di Apple che invece richiede continui logout e login.
Se per NetShare era ipotizzabile un qualche tipo di conflitto, nei casi in oggetto sono pienamente condivisibili tutte le perplessità e le proteste delle testate d’informazione e degli sviluppatori, esclusi dal fiorente mercato dell’AppStore.
Il comportamento di Apple, poi, appare errato anche sotto i punti di vista commerciale e di immagine se si considera il momento quantomeno delicato. Sokirynsky, lo sviluppatore di Podcaster, sta indagando sui metodi alternativi di compilazione e distribuzione del software per iPhone ma soprattutto ha affermato pubblicamente che aderirà alla piattaforma concorrente, quell’Android che sta ora muovendo i primi passi.
Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it