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Apple: ecco i nostri criteri nell’approvazione di software per iPhone

Dopo il caso Google Voice, Apple risponde alle richieste governative di fare chiarezza sui meccanismi di approvazione e rifiuto di software per iPhone sull’App Store. Ma rimangono ancora diverse perplessità.

di Nicola D’Agostino

Durante il fine settimana l’azienda di Cupertino ha pubblicato sul suo sito web una lunga dichiarazione rivolta al Fcc, il comitato federale statunitense per le telecomunicazioni. A fine luglio, in seguito al no a Google Voice su iPhone, l’Fcc aveva chiesto ufficialmente ad Apple di fare chiarezza sui criteri di approvazione e rifiuto dei software nell’App Store, il sistema di distribuzione e vendita di applicativi per iPhone e iPod touch.

Uno dei dati più importanti che emerge dalle risposte fornite è che il no a Google Voice viene da Apple e non dal partner di telefonia cellulare statunitense AT&T come si era erroneamente pensato.
Si legge infatti che “Apple ha agito in maniera indipendente e non si è consultata con AT&T se approvare o meno il software Google Voice. Nella decisione di Apple non ha avuto peso nessuna clausola contrattuale o accordo con AT&T” anche se nel punto successivo si legge che l’operatore di riferimento ha comunque diritto di veto su software che fanno uso della rete cellulare per avviare o terminare trasmissioni Voip o trasportare segnali televisivi.
La posizione è sostanzialmente confermata da una dichiarazione di AT&T, anch’essa indirizzata al Fcc, in cui si legge che l’operatore “non ha avuto alcun ruolo nella non accettazione di Google Voice” e che “At&T non è stata consultata in merito da Apple e tantomeno ha offerto il suo parere, negativo o positivo che fosse”.

La chiave di volta della vicenda sembra essere ancora una volta la fantomatica integrità dell’iPhone e della sua “user experience”.
L’azienda difatti dice che il problema dell’app di Google Voice (e dei software di terzi che vi si basano) è che “altera l’esperienza d’uso dell’iPhone rimpiazzandone la funzionalità base di fonia e l’interfaccia utente di Apple con una propria per gestire chiamate, Sms e di segreteria (voicemail)”. Sotto accusa anche il trasferimento della rubrica dei contatti che “vengono copiati sui server di Google e non è stata ancora fornita alcuna conferma che questi dati saranno usati solo nei modi appropriati”.
Apple ha perciò rimandato, e non rifiutato, l’approvazione del software ufficiale Google Voice e afferma di star continuando a “studiare” il programma così come il suo “effetto sull’esperienza d’uso dell’iPhone”.

Sarà interessante verificare se il comitato per le telecomunicazioni si riterrà soddisfatto dalla spiegazione di Apple: di certo non lo sono vari articolisti e soprattutto gli sviluppatori. La prima obiezione è che come al solito le esclusioni di Apple sono opinabili e poco coerenti. Sull’App Store ci sono molti altri software approvati che gestiscono le funzioni di telefonia e Sms o che sostituiscono o modificano le caratteristiche e l’esperienza d’uso dell’iPhone senza che Apple abbia avuto nulla da obiettare.

Altrettanto irrisolte sono le questioni di trasparenza e chiarezza nel dialogo con gli sviluppatori di software respinti, che da tempo lamentano di essere lasciati a brancolare nel buio.
Nel testo di Apple si legge che “in molti casi” l’azienda sarrebe “in grado di fornire consigli specifici su come lo sviluppatore può correggere l’applicazione” e che fa sapere che “possono contattare il team che recensisce i software o scrivere per avere consigli”. Di diverso avviso è Kevin Duerr, sviluppatore di Voice Central (uno dei programmi esclusi basati su Google Voice), che definisce l’ultima affermazione un insulto all’intelligenza.
Duerr fa notare di aver inviato svariate e-mail al team di supporto per sviluppatori, a quello che recensisce i programmi e anche all’amministratore delegato Steve Jobs e al suo braccio destro Phil Schiller per avere chiarimenti sulla rimozione di Voice Central e lumi su come farlo riapprovare senza ricevere però alcuna risposta e nemmeno una conferma della ricezione dei messaggi.

Nota: i brani riportati dal testo di Apple sono da considerarsi libere traduzioni in italiano dell’autore di questo articolo, in attesa che venga fornita una versione ufficiale in italiano.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it