Apple e la Cina, perché Tim Cook si scusa
Finita nel mirino dei media cinesi per le sue politiche di riparazione e garanzia degli iPhone, Apple fa un un passo indietro per non perdere uno dei suoi mercati più importanti
di Nicola D’Agostino
Un nuovo mea culpa pubblicato online sul sito web di Apple e firmato dall’amministratore delegato Tim Cook: se lo scorso anno era stata la volta dell’imbarazzante immaturità delle mappe di iOS 6 questa volta Cook si è rivolto all’utenza cinese per cambi nella politica di riparazione e sostituzione degli iPhone malfunzionanti. In una lunga lettera pubblicizzata in fondo alla home di www.apple.com.cn, il dirigente ha infatti offerto le sue scuse, annunciato cambiamenti nella politica aziendale e promesso più chiarezza e più attenzione nei rapporti con la clientela.
Anche questa volta l’obiettivo è anzitutto quello di placare le critiche che potrebbero danneggiare l’immagine e soprattutto le vendite in un mercato importantissimo. Nello specifico la lettera di Cook serve a porre un freno al duro attacco dei media cinesi che negli ultimi giorni hanno tenuto sotto tiro l’azienda di Cupertino. Rea di non sostituire tutte le parti degli iPhone e di non reimpostare la durata della garanzia dopo la riparazione, Apple è stata descritta come arrogante e discriminatoria verso l’utenza in una popolare trasmissione televisiva sull’emittente nazionale China Central Television (CCTV), a cui si è subito aggiunto il quotidiano The People’s Daily, organo ufficiale del Partito Comunista Cinese, che ha pubblicato numerosi articoli sulla questione.
Il produttore della trasmissione su CCTV ha negato qualsiasi coinvolgimento o pressione da parte del governo cinese: Bloomberg ha però evidenziato come le manchevolezze di Apple abbiano ricevuto un’attenzione pari a quella di problemi ben più gravi (come ad esempio l’inquinamento) e Forbes constata che non è la prima volta che un grande marchio straniero finisce nel mirino di CCTV e viene costretto a fare pubblica ammenda per poter proseguire l’attività nel paese.
Che si tratti effettivamente di tutelare i diritti degli acquirenti dell’iPhone o di una questione politica per Apple il discorso non cambia: l’azienda è disposta a fare buon viso a cattivo gioco visto che dopo quello statunitense quello asiatico è in assoluto il suo mercato più importante. Durante gli scorsi risultati finanziari Cook ha evidenziato l’enorme crescita della mela mordicchiata nel paese, confermata da numeri straordinari: quasi 23 miliardi di dollari incassati in Cina nel corso del 2012 e un’accoglienza calorosissima per l’iPhone 5, con due milioni di esemplari venduti in una settimana dalla messa in commercio.
Una versione di questo articolo è stata originariamente pubblicata su Panorama.it