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Apple e i sei mesi senza Jobs

L’azienda di Cupertino alle prese con problemi di comunicazione, ansie di successione e ipotesi morbose dei media sul reale stato delle cose.

di Nicola D’Agostino

Mercoledì 14 gennaio Steve Jobs ha aggiornato i dipendenti Apple sul suo stato di salute informandoli di dover cedere fino a giugno le redini dell’azienda da lui fondata.
A distanza di una settimana vale la pena fare alcune riflessioni sulla notizia in sè è sul contesto in cui si è inserita.

La prima è su Tim Cook, a cui ancora una volta viene affidata la gestione dell’azienda in un momento delicato e la cui importanza è ulteriormente rafforzata dall’incarico. Descritto da Fortune come un instancabile stakanovista, Cook in veste di Coo (Chief Operating Officer) sovrintende da tempo a gran parte delle attività di Apple. Non gli sarà difficile sobbarcarsi anche le incombenze di Jobs nei prossimi sei mesi o oltre, se necessario. Con buona pace di chi teme per il futuro immediato dei prodotti della mela mordicchiata.

La seconda riflessione è sul ruolo dei media e sull’incessante affastellarsi di indiscrezioni e presunte rivelazioni che hanno stimolato Jobs ad una seconda comunicazione, stanco di vedere Apple soffocata e penalizzata dal tira e molla sulla sua salute. La situazione però è ormai fuori controllo e gli scorsi giorni hanno visto un ulteriore accanimento delle testate d’informazione che nel migliore dei casi seguono triti e ridicoli cliché e nel peggiore si sono forse spinti un po’ troppo in là, oltre i limiti dell’etica giornalistica.

La terza riflessione infine è rivolta a Apple Italia, che ha di nuovo mantenuto un totale silenzio stampa sulla questione. Sulla pagina dedicata ai comunicati non c’è infatti traccia della seconda lettera di Jobs così come non ce n’è della prima e chi volesse leggerne una traduzione nel nostro idioma deve ancora una volta rivolgersi alle community di appassionati. Da un eccesso all’altro?

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it