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Adobe risponde a Steve Jobs: amiamo Apple, ma…

Adobe si mobilità in difesa di Flash, del web e della libertà di scelta e competizione sui nuovi mercati, in particolare con protagonisti i dispositivi mobile.

di Nicola D’Agostino

Pubblicità sul web e sulla carta stampata, statistiche, spiegazioni, proclami e persino una lettera aperta dei fondatori Chuck Geschke e John Warnock: è così che Adobe ha deciso di difendere Flash e l’immagine aziendale dalle recenti critiche di Apple.

Il grosso della controffensiva è disponibile sul sito web di Adobe sotto il motto “Freedom of Choice”, che introduce il punto chiave della tesi di Adobe, la difesa della libera concorrenza e della libertà di scelta da parte di utenti e sviluppatori.

La parte più appariscente è sicuramente quella delle pubblicità, che cominciano con la frase “We love Apple”, “Amiamo Apple” (con il simbolo di un cuore invece della parola “love”). A questa affermazione seguono altre dichiarazioni di “amore” di Adobe verso una pluralità di strumenti, dispositivi e piattaforme che termina dichiarando che “ciò che non amiamo è che qualcuno tolga la libertà di scegliere cosa creare, come crearlo e cosa fruire sul web”.

“La verità su Flash” è invece una risposta più specifica ed elaborata ai “Pensieri su Flash” di Steve Jobs. nel testo, preceduto su statistiche di penetrazione e diffusione della tecnologia, si sofferma sulle performance di Flash, la sua compatibilità con le interfacce “touch”, la sua sicurezza, l’impiego per i contenuti video e si ribadisce la disponibilità pubblica delle specifiche per chiunque voglia implementarle.

Di tono più generale è invece la lettera aperta di Geschke e Warnock, cofondatori e presidenti del consigiio di amministrazione di Adobe. I due affermano di “credere che i mercati aperti fanno l’interesse degli sviluppatori, dei detentori di contenuti e dei consumatori” e che la la “libertà di scelta sul web ha scatenato un’esplosione di contenuti e trasformato il modo in cui lavoriamo, studiamo e in ultima analisi, esprimiamo il nostro essere”.

La chiusura della lettera è rivolta esplicitamente ad Apple, che avrebbe intrapreso un cammino che danneggia il futuro del web, un futuro in cui “i dispositivi mobili superano numericamente i computer, chiunque può divenire un editore e si può accedere ai contenuti da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento”. La risposta alla domanda finale “chi controlla il web?”, secondo Geschke e Warnock, deve essere “nessuno e tutti, ma di certo non una singola azienda”.

Articolo originariamente pubblicato su Mytech.it