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5 anni di Apple App Store: storia, luci ed ombre

Apple festeggia l’anniversario del lancio del negozio on-line che ha determinato il successo dell’iPhone e dell’iPad

di Serena Di Virgilio e Nicola D’Agostino

5 anni di App Store di Apple: storia, luci ed ombre

Ne ha fatta di strada, l’App Store di Apple. Lanciato cinque anni fa sul modello dell’iTunes Store musicale, in concomitanza con l’allora attesissimo iPhone 3G, ha presto sdoganato presso il grande pubblico tanto l’idea di "app" in quanto applicazione per smartphone, che di un negozio centralizzato on-line dove acquistare (e pubblicare) facilmente software di qualsiasi genere.

Già al momento dell’apertura l’App Store presentava una scelta di più di 500 software, dai giochi ai dizionari, dal social networking alla produttività, tra cui possiamo riconoscere app che usiamo ancora oggi, come Facebook e Twitterrific. Il costo di un’app poteva arrivare a 70 dollari, con un prezzo medio tra i 5 e i 10 dollari e un 25% circa di app gratuite sul totale di quelle disponibili.
L’interesse del pubblico fu immediatamente evidente: già nella prima settimana ci furono infatti 10 milioni di download.

Determinante per questo lancio in grande stile era stato nei mesi precedenti il coinvolgimento dei programmatori di terze parti tramite il rilascio della versione beta del kit di sviluppo. Con una barriera d’ingresso bassissima, regole non particolarmente restrittive e un pubblico potenzialmente globale e vastissimo, l’App Store accoglieva chiunque volesse cimentarsi con il mercato mobile, dal grande studio al singolo programmatore, portando ad una crescita esponenziale delle app pubblicate.

Al momento attuale l’App Store conta più di 900000 app in vendita, e ha recentemente raggiunto i 50 miliardi di download. Agli sviluppatori sono stati nel corso degli anni pagati 10 miliardi di dollari (70% dei proventi delle vendite).
Sebbene nel frattempo l’idea sia stata ripresa e a variata dai concorrenti, il modello di Apple non sembra ancora subire rallentamenti.

L’App Store è stato di volta in volta incensato o ferocemente criticato per il suo modello commerciale e le sue politiche sui contenuti.
Laddove è sicuramente facile da usare e la qualità di tante app rende l’utilizzo dell’iPhone ancora più significativo, uno dei problemi principali per l’utente è il ritrovarsi ingabbiato nel proprio account, impossibilitato a rivolgersi ad altre fonti, a trasferire gli acquisti ai propri familiari o a disporre come crede dei software regolarmente comprati.
Dal punto di vista degli sviluppatori, l’App Store può essere un Eldorado in cui fare una fortuna insperata. Famosi i casi di piccole realtà che hanno raggiunto livelli di notorietà e profitti notevoli, come lo sviluppatore indipendente Andreas Illiger con Tiny Wings, fino a giganti ormai onnipresenti come Rovio e i suoi Angry Birds. Dall’altro lato ci sono però maree di sviluppatori che per vari motivi non riescono a cavalcare l’onda e spariscono nell’oceano di un catalogo enorme, in cui l’utente finale fa difficoltà a cercare e a trovare.
Inoltre, alcuni episodi di app rifiutate o fatte sparire per non meglio precisati motivi fanno calare su Apple l’ombra della censura. Emblematico in questo senso il caso di Molleindustria, che con il suo gioco Phone Story voleva raccontare i problemi che stanno dietro alla produzione dei nostri bellissimi iPhone.

Una versione di questo articolo è stata originariamente pubblicata su Panorama.it